Insegnare la Shoah con le tecnologie

Pubblicato il 14 Gennaio 2014

Insegnare la Shoah è una sfida sotto tanti punti di vista. Arduo far conoscere un momento così buio nella storia dell’umanità senza trasmettere solo il buio. Ovviamente, nonostante questa oscurità ci spaventi, siamo tenuti, come ci comanda Primo Levi, a meditare che questo è stato e conoscere e far conoscere in modo completo e storiograficamente accurato fatti e processi in atto in quel periodo. E questo è un altro elemento di complessità che mi angustia sempre, in particolare quando mi trovo a dover affrontare tematiche simili. E la mia risposta è sempre la stessa: mi metto a studiare, ad approfondire, ormai soprattutto utilizzando le risorse presenti sul web.

Diverse settimane fa ho dunque cominciato il mio studio matto per prepararmi (per l’ennesima volta) ad insegnare la Shoah ai miei ragazzi: il 14 dicembre era infatti fissata la nostra visita al Museo al deportato di Carpi e volevo che fossimo tutti pronti, culturalmente ed emotivamente.

Ho trovato molte risorse preziosissime per insegnanti e ne raccolgo qui alcune, (proprio perché sono così numerose, spero possa essere utile ai miei colleghi una selezione che ha richiesto una notevole scrematura).

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Suggerisco agli insegnanti di storia di far riferimento per questo e per altro al sito ricchissimo e ben fatto curato dallo storico Antonio Brusa:
http://www.historialudens.it/

Nel sito un articolo sulla didattica della shoah e una proposta di laboratorio didattico multimediale.

L’altro sito di riferimento è naturalmente quello dello Yad Vashem e vi segnalo qui la ricchissima sezione in italiano:

In particolare vi si trovano alcune linee guida sull’insegnamento della Shoah e unità didattiche già strutturate.

Un altro sito molto ricco di materiali in lingua italiana è quello delle comunità ebraiche in Italia

Dopo aver trascorso svariate ore immersa nello studio di questi interessantissimi materiali (una mia alunna, sentendo come avevo preparato le lezioni ha esclamato: “Prof., ma lei mi fa paura!”) ho deciso di utilizzare uno degli approcci suggeriti, sfruttando soprattutto le testimonianze video dei sopravvissuti, alcune opere letterarie e un film. Volevo che i miei ragazzi lavorassero in modo attivo e riflettessero, per poi rielaborare attraverso la scrittura, utilizzando come supporto alcuni web tools a nostra disposizione (visto che i ragazzi possono usare in classe e a casa i device della nostra classe 2.0).

Prima di tutto abbiamo affrontato la fase di raccolta ed elaborazione dei contenuti essenziali.

Dopo aver approfondito i concetti di base, abbiamo guardato insieme il film “Schindler’s list”. Ho scelto questo film a causa della dettagliata ricostruzione storica, ma soprattutto perché mi offriva l’opportunità di presentare anche un modello positivo grazie alla figura dello stesso Schindler. Tra l’altro quest’ultimo si presta anche ad una comparazione con un personaggio della storia locale, citato anche all’interno del museo, il meritatamente famoso Odoardo Focherini.
Dopo la visione completa del film, ho proposto ai miei studenti di affrontare alcune attività a scelta.

Infine abbiamo visitato, accompagnati da una preparatissima guida, il Museo al Deportato di Carpi. Si tratta sempre di un’esperienza molto forte che lascia una traccia duratura nei cuori dei ragazzi. Pensate che una delle mie studentesse è rimasta così colpita da voler ricopiare su Evernote (usando il suo cellulare, cosa che ha lasciato momentaneamente interdetta anche la stessa guida: “Ma cosa fanno con i cellulari?”) quasi tutte le frasi dei detenuti incise nelle pareti del museo. Un’altra studentessa, invece, era in lacrime e si è stretta a me, come se il contatto fisico fosse in quel momento l’unica consolazione possibile.

Dopo la visita, ho proposto una semplice rielaborazione scritta.

Ecco alcuni lavori dei ragazzi:

Ora si tratta di valutare e di capire come gli studenti hanno interiorizzato contenuti ed esperienze. Credo che per il primo aspetto elaborerò insieme a loro una rubric apposita mentre per il secondo ho creato un questionario, utilizzando Google Forms. Voi come lavorate sulla Shoah? Avete altre idee sull’utilizzo delle tecnologie come supporto per insegnarla?

La classe è mobile

Pubblicato il 3 Gennaio 2014

Questo è per me un anno di cambiamenti, soprattutto nel mio lavoro: alcuni erano già in atto, altri si sono succeduti con una rapidità notevole.

L’evento forse più dirompente è legato ad un gesto di solidarietà che affonda le radici nello spirito forte e generoso degli emiliani. In seguito al terremoto infatti, i soci Coop, semplici cittadini emiliani, hanno donato di tasca loro quasi 1 milione di Euro. La Cooperativa ha deciso con grande lungimiranza e coraggio di destinare l’intera cifra alla scuola, non per ricostruire i muri crollati, ma piuttosto per dare un impulso all’evoluzione della didattica con l’ausilio delle tecnologie. Sono state quindi create 58 classi 2.0 definite mixed mobile.

La didattica si rinnova grazie al supporto delle tecnologie

Coop estense non si è limitata a donare le attrezzature, ma ha lavorato a stretto contatto con l’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna e in particolare con Roberto Bondi e il suo staff per stilare un progetto di altissimo livello, pensato in tutte le sue parti. E’ previsto infatti un percorso di formazione dei docenti sia sulla didattica che sulle tecnologie e ogni consiglio di classe è accompagnato nel suo percorso da un insegnante esterno che svolge la funzione di tutor.

Ovviamente tutto questo ha a che fare con me e parecchio. Infatti ho una doppia fortuna: da una parte sono la referente di una classe che ha ricevuto la dotazione e dall’altra sono entrata a far parte del gruppo di tutor.

La classe individuata come destinataria del kit nel nostro istituto è infatti la “mia” terza media, la 3^G delle Guido Fassi di Carpi (MO). I dispositivi sono arrivati circa un mese fa, ma avevamo iniziato a prepararci all’esperienza già da quest’estate. Con la preziosa collaborazione dei genitori rappresentanti di classe, infatti, avevamo già stilato il nostro piano d’azione, incuranti del caldo e dell’aria vacanziera. Ogni ragazzo ha da novembre a disposizione un tablet Nexus 7 o un Chromebook (macchine perfette per i nostri scopi per varie ragioni, ma avremo occasione di approfondire altrove). I docenti, oltre alla LIM, possono utilizzare un tablet Samsung e una docucamera IPevo.
Ma non finisce qui: per poter sfruttare questa dotazione al meglio era necessaria una connessione veloce ad internet e noi ce l’abbiamo, addirittura Lepida! Il collegamento è garantito anche dalla presenza di un access point posizionato all’interno dell’aula stessa.

I ragazzi hanno reagito, come ci si può facilmente immaginare, con notevole entusiasmo all’arrivo dei dispositivi che sono entrati nella quotidianità della mia e della loro attività didattica.

Come è stato spiegato anche all’interno di un incontro informativo rivolto ai genitori degli alunni, in realtà le tecnologie sono intese da noi docenti come strumento e supporto per un cambiamento profondo nell’approccio didattico (si veda il prezi utilizzato nella presentazione).

Le prime osservazioni sull’esperienza sono tutte positive. Gli studenti sono già diventati più attivi: interagiscono tra loro, utilizzano applicazioni, scrivono, discutono, realizzano prodotti digitali e non, cercano, selezionano e analizzano informazioni di varia tipologia reperite sul web.

Tutto ciò ha effetti notevoli e a mio parere fornisce le condizioni essenziali per permettere loro di assimilare in modo più partecipato e quindi significativo i contenuti previsti dalle indicazioni nazionali, ma anche di sviluppare quelle competenze del XXI secolo indicate come fondamentali, tra cui appunto la competenza digitale insieme a quella di imparare ad imparare e quella sociale e civica, tra le altre. Per avere un’idea di alcune delle attività che svolgiamo si può trovare qui  una raccolta dei loro elaborati sul tema dell’orientamento.

I ragazzi della 3^G possono inoltre continuare l’attività anche da casa propria, dal momento che la scuola, grazie anche ad un dirigente lungimirante e impavido, ha deciso di assecondare il nostro desiderio (mio e dei genitori rappresentanti: si veda il diabolico piano estivo di cui sopra) di assegnare ad ognuno di loro un device in comodato d’uso. Le famiglie stesse sono attivamente coinvolte nel progetto e i genitori hanno già partecipato ad un incontro di formazione da me condotto sulle tematiche della sicurezza in rete e la gestione dei social network, in particolare Facebook (qui il link alla presentazione preparata per l’occasione).

Il progetto non vuole però limitarsi alla classe destinataria della donazione: piuttosto si vuole cogliere l’occasione per fare entrare in modo più massiccio le tecnologie nella didattica. In quest’ottica la scuola sta organizzando alcune iniziative di formazione. Con i miei ragazzi abbiamo già dato inizio ad un‘azione di peer tutoring: alcuni di loro si sono infatti recati in un’altra classe per illustrare ai compagni l’uso di alcuni strumenti di cui sono già esperti. Per l’occasione avevano preparato appositi tutorial (per Glogster , per Powtoon  anche in formato di mini guida e Prezi con metaprezi). Inoltre saranno tenuti anche incontri di formazione rivolti ai docenti interessati che avranno modo di conoscere gli strumenti e le applicazioni didattiche delle tecnologie, con la possibilità di utilizzarli a loro volta in classe.

Qui si trovano diversi materiali sul progetto Classi 2.0 AzioneCoop e un video di presentazione.

La mia vera voce: la classe trasformata in un laboratorio di scrittura

Pubblicato il 13 Dicembre 2013

Da alcuni anni ho cambiato il mio approccio all’insegnamento dell’italiano. Prima di farlo ho letto molto, ho cercato e ricercato, ho studiato e ho trovato finalmente risposta alle mie domande. Perché ho iniziato questa ricerca di alternative? Semplicemente mi sono resa conto che l’approccio tradizionale (antologia, esercizi di comprensione, analisi di brani e ore di grammatica) era inefficace e a volte, controproducente. I ragazzi non modificavano quasi mai il loro stile; non notavo, se non raramente, miglioramenti significativi nella produzione scritta né riuscivo a stimolarli a leggere di più e a trasformarli in lettori critici e appassionati come avrei desiderato.

Quindi ho detto basta e ho adottato un approccio molto diverso. Ho trasformato la mia classe in un laboratorio di scrittura e di lettura come hanno fatto tanti docenti soprattutto americani prima di me.

Laboratorio di scrittura

Finalmente, i ragazzi sono davvero al centro del processo di apprendimento e l’insegnante svolge il ruolo di coach, di consulente e li accompagna anche individualmente.

I risultati sono stati stupefacenti: già in tempi piuttosto brevi ho visto cambiare radicalmente lo stile di molti miei studenti, non solo di quelli già bravi, ma soprattutto di coloro per i quali scrivere era un supplizio. Finalmente ho sentito che si esprimevano con la loro vera voce. Ma non solo: il momento del laboratorio e quindi della scrittura, è diventato uno dei loro preferiti. Nei loro pezzi sperimentano tecniche, imitano gli scrittori, raccontano i loro tormenti di adolescenti, riflettono sul mondo, si confrontano con i compagni su temi quali le differenze di genere, lo sport, il ruolo degli adulti, il loro futuro. Insomma, la scrittura è diventata pregna di significato e momento di crescita. Perché è accaduto questo miracolo?

Prima di tutto perché sono liberi di scegliere l’argomento e il genere: niente più tracce fornite dall’insegnante. E questo è fondamentale. La scrittura improvvisamente non è più un’esercitazione scolastica forzata, ma una possibilità di esprimersi anche e soprattutto cercando destinatari reali (non solo l’insegnante).

Inoltre, ed è altrettanto importante, hanno tempo per scrivere, per allenarsi, per sperimentare, per migliorare. In classe si scrive (e si legge) almeno per tre ore alla settimana.

Poi perché l’insegnante non si limita a valutare ma li accompagna nel processo e li aiuta nel momento in cui ne hanno bisogno, dando consigli personalizzati all’interno di colloqui individuali, chiamati Writing Conferences.

Le lezioni che precedono il momento della scrittura individuale sono brevi e focalizzate su una tecnica di scrittura o su un argomento mirato che il docente ha selezionato osservando i suoi studenti e i loro bisogni. I ragazzi quindi, applicano nei loro pezzi le tecniche suggerite perché ne percepiscono l’utilità.

Si forniscono agli studenti occasioni di pubblicazione il più spesso possibile attraverso concorsi, creazione di blog, invio di articoli a giornali e al giornalino della scuola.

I ragazzi trovano il loro Writing Process e si comportano da veri scrittori: scrivono bozze, eseguono l’editing, fanno la revisione, cercano consulenze di editor esterni, leggono e criticano in modo costruttivo i pezzi dei compagni, esplorano generi e tecniche nuove ogni giorno.

Nel laboratorio si rinsalda sempre più il legame fra scrittura e lettura, dando spazio in classe alla lettura autonoma, permettendo ai ragazzi di esplorare i loro gusti di lettori e invitandoli a leggere in modo critico come fanno gli scrittori, stimolando il confronto con i compagni e con l’insegnante (ad esempio, ci scriviamo lettere sui libri che leggiamo, pubblichiamo recensioni, prepariamo booktalk, valutiamo i libri, creiamo classifiche).

Il tutto avviene in una cornice rigorosa e studiata in ogni fase e in ogni dettaglio. I ragazzi sono liberi di scegliere l’argomento e di esprimersi ma sono guidati nel processo e lavorano all’interno di una struttura ben costruita e chiara negli strumenti, negli obiettivi e nelle consegne.

E l’insegnante? Da quando ho iniziato il laboratorio, non temo più il momento in cui devo correggere le bozze dei miei studenti, non cerco più di rimandarlo con ogni scusa possibile, anzi, sono curiosa di leggere, di scoprire che cosa hanno in serbo per me, di conoscerli, insomma non vedo l’ora di sentire la loro vera voce.

Qui potete trovare due presentazioni sul Writing workshop, una di carattere più generale realizzata con haiku Deck e una più dettagliata realizzata con Prezi.

La tecnologia può migliorare le relazioni in classe?

Pubblicato il 28 Agosto 2013

Una piccola esperienza a scuola per smentire l’idea diffusa che la tecnologia porta isolamento

Le relazioni, vale a dire l’aspetto più importante della vita a scuola e della vita più in generale. E’ diffusa l’idea (o pregiudizio?) secondo cui le tecnologie tendono a portare isolamento. Tipica rappresentazione è l’immagine di un ragazzo che ascolta musica in cuffia con IPOD, Smartphone o altro.

Ma è proprio vero? O meglio, è sempre vero?

Vi porto alcune piccole esperienze che ho vissuto con la mia seconda media l’anno scorso.

Avevo da poco presentato ai ragazzi uno strumento a mio parere molto utile e che pensavo potesse piacere. Si tratta di Glogster, un’applicazione on line che permette di creare poster multimediali. Ai miei studenti è in effetti piaciuto molto, tanto che hanno iniziato ad usarlo per scopi personali, ad esempio creando Glogs sui loro gruppi musicali preferiti ed altro. Inoltre Glogster è una community e offre la possibilità di chattare con altri utenti, quindi hanno commentato i reciproci lavori e si sono scambiati numerosi messaggi.

Sempre a proposito di relazioni, poi, vorrei citare un episodio particolare: un ragazzo della classe è stato ricoverato a lungo in ospedale per un’operazione e due dei suoi compagni per accoglierlo al suo ritorno gli hanno fatto trovare un glog visibile alla LIM. E’ stato commovente.

Altri hanno scelto Glogster ad esempio per dimostrare affetto e gratitudine alle migliori amiche e fare gli auguri di compleanno ad un papà.

Un altro episodio è capitato invece alla fine dell’anno scolastico. In diverse occasioni avevo sollecitato i ragazzi a presentare i loro lavori attraverso video (abbiamo provato ad utilizzare sia il classico Windows Movie Maker, sia WeVideo, disponibile sia come app Android, sia come estensione di Chrome) e diversi di loro si sono cimentati con una certa soddisfazione.

A giugno hanno deciso di mettere a frutto ciò che avevano appreso per salutare una compagna che durante l’estate si sarebbe trasferita definitivamente in Svezia, realizzando un video pieno di sentimento.

Anche il blog di classe dove i ragazzi hanno pubblicato i loro pezzi più riusciti del laboratorio di scrittura e commentato i libri letti durante l’anno è servito come mezzo per rinsaldare relazioni tra loro attraverso lo scambio di lazzi, opinioni e proposte.

Blog scrittori di classe

Lo stesso dicasi per le videointerrogazioni (semplicemente avevo proposto ai ragazzi di girare un video su un determinato argomento invece della classica verifica orale): anch’esse sono state occasione di socializzazione per alcuni studenti che si sono ritrovati per girare questi video, con gran divertimento. Inoltre, ho visto che alcuni chiedevano sessioni di tutoraggio su vari strumenti ai compagni più tecnologici.

Senza contare il gruppo di classe su Whatsapp, ovviamente, per non parlare di Facebook!

Insomma, in questo caso specifico, ho potuto constatare come le tecnologie in realtà abbiano contribuito a rinsaldare e approfondire le relazioni tra compagni, soprattutto tra coloro che normalmente non hanno la possibilità di vedersi di persona durante i pomeriggi. E durante la mattina alle medie gli spazi per socializzare sono davvero pochi o no?

Glogster, uno strumento utile per dare una spinta alla creatività

Pubblicato il 8 Agosto 2013

Glogster è un servizio online gratuito che permette di creare poster multimediali su qualsiasi argomento. L’ho proposto ai miei ragazzi di seconda media e loro:

  1. hanno imparato istantaneamente ad usarlo meglio di me anche se le istruzioni erano in inglese (ma su questo non c’erano dubbi)
  2. hanno iniziato ad usarlo per progetti scolastici
  3. cosa più importante e stupefacente, hanno iniziato a creare Glogs anche in autonomia, per occasioni legate ai loro interessi, alla loro vita e alle loro esperienze.

Insomma, un successo.

Quali usi se ne possono fare nella didattica? Moltissimi, ma vi propongo alcuni esempi. I miei studenti l’hanno scelto come supporto per presentare un romanzo particolarmente apprezzato ai compagni.

Glog di Alessia Glog di Chiara

Belli, vero? Come avete potuto constatare, è possibile per chiunque visualizzare i poster da qualsiasi pc, anche senza essersi registrati al servizio. Questo rappresenta per i ragazzi un elemento particolarmente motivante: la possibilità di avere un pubblico vasto. Al contrario i cartelloni cartacei tradizionali finiscono appesi alla parete di un’aula, se va bene, ma nella maggior parte dei casi terminano la loro triste vita nel bidone della raccolta differenziata.

Altro utilizzo (Geografia): approfondire lo studio e poi presentare uno stato dell’Europa o del mondo ai compagni.

Oppure per presentare un qualsiasi argomento, legato ad un progetto ad esempio. Nel nostro caso i ragazzi hanno scelto anche Glogster per presentare le loro riflessioni nel corso di un partenariato europeo Comenius sui diritti dei bambini.

Ricordate che per una migliore visione è consigliabile vedere i glog a schermo intero cliccando sul pulsante che si trova in alto a destra sul glog (icona a forma di cornice).

Usate già Glogster? Vi vengono in mente altre proposte didattiche?