La mia vera voce: la classe trasformata in un laboratorio di scrittura
Jenny Poletti Riz
Pubblicato il 13 Dicembre 2013
Da alcuni anni ho cambiato il mio approccio all’insegnamento dell’italiano. Prima di farlo ho letto molto, ho cercato e ricercato, ho studiato e ho trovato finalmente risposta alle mie domande. Perché ho iniziato questa ricerca di alternative? Semplicemente mi sono resa conto che l’approccio tradizionale (antologia, esercizi di comprensione, analisi di brani e ore di grammatica) era inefficace e a volte, controproducente. I ragazzi non modificavano quasi mai il loro stile; non notavo, se non raramente, miglioramenti significativi nella produzione scritta né riuscivo a stimolarli a leggere di più e a trasformarli in lettori critici e appassionati come avrei desiderato.
Quindi ho detto basta e ho adottato un approccio molto diverso. Ho trasformato la mia classe in un laboratorio di scrittura e di lettura come hanno fatto tanti docenti soprattutto americani prima di me.
Finalmente, i ragazzi sono davvero al centro del processo di apprendimento e l’insegnante svolge il ruolo di coach, di consulente e li accompagna anche individualmente.
I risultati sono stati stupefacenti: già in tempi piuttosto brevi ho visto cambiare radicalmente lo stile di molti miei studenti, non solo di quelli già bravi, ma soprattutto di coloro per i quali scrivere era un supplizio. Finalmente ho sentito che si esprimevano con la loro vera voce. Ma non solo: il momento del laboratorio e quindi della scrittura, è diventato uno dei loro preferiti. Nei loro pezzi sperimentano tecniche, imitano gli scrittori, raccontano i loro tormenti di adolescenti, riflettono sul mondo, si confrontano con i compagni su temi quali le differenze di genere, lo sport, il ruolo degli adulti, il loro futuro. Insomma, la scrittura è diventata pregna di significato e momento di crescita. Perché è accaduto questo miracolo?
Prima di tutto perché sono liberi di scegliere l’argomento e il genere: niente più tracce fornite dall’insegnante. E questo è fondamentale. La scrittura improvvisamente non è più un’esercitazione scolastica forzata, ma una possibilità di esprimersi anche e soprattutto cercando destinatari reali (non solo l’insegnante).
Inoltre, ed è altrettanto importante, hanno tempo per scrivere, per allenarsi, per sperimentare, per migliorare. In classe si scrive (e si legge) almeno per tre ore alla settimana.
Poi perché l’insegnante non si limita a valutare ma li accompagna nel processo e li aiuta nel momento in cui ne hanno bisogno, dando consigli personalizzati all’interno di colloqui individuali, chiamati Writing Conferences.
Le lezioni che precedono il momento della scrittura individuale sono brevi e focalizzate su una tecnica di scrittura o su un argomento mirato che il docente ha selezionato osservando i suoi studenti e i loro bisogni. I ragazzi quindi, applicano nei loro pezzi le tecniche suggerite perché ne percepiscono l’utilità.
Si forniscono agli studenti occasioni di pubblicazione il più spesso possibile attraverso concorsi, creazione di blog, invio di articoli a giornali e al giornalino della scuola.
I ragazzi trovano il loro Writing Process e si comportano da veri scrittori: scrivono bozze, eseguono l’editing, fanno la revisione, cercano consulenze di editor esterni, leggono e criticano in modo costruttivo i pezzi dei compagni, esplorano generi e tecniche nuove ogni giorno.
Nel laboratorio si rinsalda sempre più il legame fra scrittura e lettura, dando spazio in classe alla lettura autonoma, permettendo ai ragazzi di esplorare i loro gusti di lettori e invitandoli a leggere in modo critico come fanno gli scrittori, stimolando il confronto con i compagni e con l’insegnante (ad esempio, ci scriviamo lettere sui libri che leggiamo, pubblichiamo recensioni, prepariamo booktalk, valutiamo i libri, creiamo classifiche).
Il tutto avviene in una cornice rigorosa e studiata in ogni fase e in ogni dettaglio. I ragazzi sono liberi di scegliere l’argomento e di esprimersi ma sono guidati nel processo e lavorano all’interno di una struttura ben costruita e chiara negli strumenti, negli obiettivi e nelle consegne.
E l’insegnante? Da quando ho iniziato il laboratorio, non temo più il momento in cui devo correggere le bozze dei miei studenti, non cerco più di rimandarlo con ogni scusa possibile, anzi, sono curiosa di leggere, di scoprire che cosa hanno in serbo per me, di conoscerli, insomma non vedo l’ora di sentire la loro vera voce.
Qui potete trovare due presentazioni sul Writing workshop, una di carattere più generale realizzata con haiku Deck e una più dettagliata realizzata con Prezi.
Complimenti professoressa! La penso esattamente come lei e mi ritrovo nelle sue lezioni, confermo: i ragazzi si divertono, imparano, e amano scrivere e leggere. Il loro percorso diventa una continua scoperta… serendipity e lavorare in classe più piacevole. Ritengo che lo scoprire e il far scoprire sia il compito di noi docenti… anche perché con i nostri studenti scopriamo ogni giorno anche noi. Bellissimo!
grande!