Project Based Learning. Ancora un’espressione inglese. Termini tecnici in slang didattichese. Eppure le premesse sono semplici e, credo, condivisibili. Far lavorare i ragazzi anche a scuola su un progetto per un periodo di tempo prolungato, a partire da una domanda complessa, da una questione aperta o da un’esigenza pratica. Dalla necessità di trovare risposte scaturisce l’apprendimento. I ragazzi sono in gruppo, collaborano, trovano soluzioni ai problemi, ragionano e usano le tecnologie per costruire prodotti, per compiti i cui esiti finali hanno riscontro non solo nelle valutazioni numeriche dei loro insegnanti ma che piuttosto prevedono una ricaduta nel mondo reale.
Dopo aver scoperto questa modalità di fare scuola prima leggendo e studiando su internet e in seguito negli interessanti incontri di formazione tenuti dal professor Zecchi, non ho avuto scelta: dovevo sperimentarla di persona insieme ai ragazzi della mia classe 2.0, senza ulteriori indugi.
Uno dei poster realizzati con web tools dagli studenti della classe 2.0 utilizzando le frasi originali dei compagni di tutto l’istituto
Nasce l’idea gentile: w le intelligenze multiple e l’altruismo
Come ho trovato l’idea? Volevo un progetto che portasse gli studenti ad aprirsi alla comunità, a migliorare prima di tutto il senso di appartenenza ad un mondo più vasto, facendo leva sull’altruismo. Poi mi interessava fornire occasioni di pubblicazione per i loro scritti, volevo che si cimentassero in presentazioni di fronte ad un pubblico fuori dall’aula, volevo fornire un contesto in cui potessero avere spazio non solo l’intelligenza logico-matematica e quella
linguistica, ma anche le altre, in particolare quella interpersonale. Volevo che anche nelle ore di lettere ci fosse spazio per la creatività, la manualità. Volevo che provassero cosa significa pianificare e organizzarsi. Volevo che avessero occasione di migliorare come persone in senso più ampio.
Uno dei valori che ritengo fondamentali quanto bistrattati nella nostra società aggressiva e volgare è quello della gentilezza. E ho sentito che poteva essere la strada giusta. Allora ho posto ai ragazzi la domanda: cos’è la gentilezza? A cosa serve? E da lì, discutendo insieme a loro è partita l’idea di fare organizzare proprio alla 3^G (appunto la classe 2.0 finanziata grazie ad una donazione di Coop Estense) un’iniziativa che avrebbe coinvolto tutte le 1500 famiglie degli iscritti all’IC Carpi 2. La settimana della gentilezza.
Si parte: prima però riflettiamo
Ma come non piombare nel caos? Utilizzando una metodologia rigorosa: con Lepidascuola, ideata proprio dal professor Zecchi, mi sentivo tranquilla.
E allora, via, siamo partiti con l’avventura! Ho coinvolto una collega (la prof.ssa Rossella Sansone che ringrazio per la preziosa collaborazione), poi il solito studio matto e disperatissimo e infine… al lavoro in classe. Per iniziare, ho pensato di ragionare con i ragazzi proprio sul valore della gentilezza in modo guidato. Ho raccolto alcuni contenuti e proposto riflessioni .
I ragazzi hanno lavorato e hanno prodotto.
In seguito ho creato gruppi eterogenei e chiesto ai membri di individuare i punti di forza e le possibili debolezze di ogni gruppo. Prima di entrare nella procedura PBL (acronimo per Project Based Learning) vera e propria, ho lasciato che esprimessero idee in libertà su iniziative da proporre nel corso della settimana utilizzando padlet, strumento a noi caro.
Definiamo meglio la nostra idea e pianifichiamo
E poi, la pianificazione vera e propria, a partire dalla mappa split tree, in cui identificare gli attori del progetto, i loro scopi e le esigenze dei destinatari. Come docente, ne ho prima di tutto realizzata una per me, senza però mostrarla ai ragazzi che hanno utilizzato popplet per creare in modo collaborativo le loro mappe (qui un esempio).
Seconda tappa, lo studio di fattibilità, in cui si entra nel dettaglio, stabilendo le attività da portare a termine, le risorse necessarie e le tempistiche. In questo caso, i gruppi hanno creato tabelle in maniera collaborativa usando Google Docs. Il tutto continuando a riflettere sul percorso nei documenti di narrazione.
Ma poi, mani in pasta
Terminata la pianificazione, ci siamo messi all’opera e la classe si è trasformata in un laboratorio, una tipografia, una redazione. Ad ogni gruppo, secondo le richieste e i talenti dei membri è stata affidata una funzione specifica: comunicazione interna, comunicazione esterna, organizzazione eventi, organizzazione iniziative di volontariato.
Difficile raccontare in sintesi l’avventura. Ciò che mi ha colpito di più sono stati l’entusiasmo e il coinvolgimento di tutti i ragazzi: ognuno ha messo in campo le proprie risorse con dedizione e una certa soddisfazione. Anche le famiglie hanno collaborato con generosità.
Qualche esempio: Loris ha disegnato il logo della settimana, poi utilizzato per i volantini e soprattutto per le spille, realizzate in tessuto da un genitore (ne abbiamo fornita una ad ogni alunno e docente della scuola). Sarah ha creato e aggiornato la pagina Facebook dell’iniziativa.
Rian ha ideato e realizzato lo smartometro: un cartellone con il disegno della batteria di uno smartphone, metaforicamente caricata mano a mano che gli alunni di ogni sezione avrebbero segnato i gesti di gentilezza compiuti durante la settimana.
Tutti insieme i ragazzi hanno preparato i 21 diari di bordo, quaderni su cui ogni classe avrebbe riportato le riflessioni sulla gentilezza e sugli atti compiuti.
Natalia, Elena e Matteo hanno organizzato l’iniziativa “I biscotti della gentilezza” in cui si prevedeva di donare a ciascun alunno della scuola un cadeau con due biscotti, decorato da una citazione sulla gentilezza. Hanno richiesto l’aiuto delle mamme e delle nonne, hanno creato uno script e hanno poi contattato telefonicamente tutte le mamme che si erano rese disponibili per dare loro le necessarie indicazioni. Risultato finale: 1300 biscotti impacchettati, colorati e gustosissimi, distribuiti a ragazzi, docenti e personale dell’istituto nella giornata conclusiva.
I biscotti gentili preparati dalle mamme volontarie: iniziativa ideata e organizzata interamente dai ragazzi
Maddalena, Asia, Usman e Matteo hanno scritto i comunicati spediti ai giornali e utilizzati anche nella conferenza stampa indetta dal dirigente. A quest’ultima hanno partecipato rappresentanti di ogni gruppo che hanno illustrato alle quattro giornaliste di quotidiani e riviste locali le iniziative in programma, come veri professionisti e PR. Devo dire che le giornaliste stesse erano impressionate e hanno poi scritto articoli elogiativi!
Giacomo, Maria Chiara, Asia e Maddalena hanno ideato e curato la mostra “Gentilezza aumentata“. Si era proposto a tutti gli alunni della scuola di inviare frasi originali sul tema della gentilezza. I ragazzi della classe 2.0 in team hanno trasformato le frasi migliori in poster usando vari tools on line e apps tra cui quotescover e instaquote. In seguito, un genitore, proprietario di una tipografia, ha stampato i poster. Infine i ragazzi del gruppo, utilizzando l’app Aurasma hanno creato punti di interesse e inserito contenuti multimediali collegati a diversi poster, dando vita così alla mostra permanente nei corridoi della scuola (questi ultimi ritinteggiati per l’occasione con colori vivaci, sempre grazie alla collaborazione volontaria dei genitori).
Sempre dalla inesauribile vena creativa dei ragazzi sono emerse altre idee, tra cui la “Kindness presents” simile al Secret Santa americano: nelle classi ogni alunno all’inizio della settimana ha ricevuto un bigliettino con il nome di un compagno (scelto in modo casuale). Dopo aver osservato il compagno o la compagna assegnato per scoprire i suoi gusti, ognuno ha pensato ed offerto un piccolo regalino in forma anonima. C’è stato dunque un momento gioioso in cui tutti in classe si sono visti recapitare piccoli e grandi doni (tra tutti, una lampada del Milan!) e si sono sentiti apprezzati e coccolati.
E ancora, Sarah ha proposto un’iniziativa social: ispirandosi alle ormai famose quanto deleterie “Nek Nomination”, ha pensato di creare le Kindness Nomination, nelle quali i ragazzi avrebbero scattato una foto di un loro gesto di gentilezza e poi avrebbero passato il compito ad altri nominati.
Non sono mancati spunti legati al mondo del volontariato: in collaborazione con la Casa del volontariato di Carpi, i ragazzi hanno ideato “Aggiungi un prodotto alla tua spesa“. Le famiglie della scuola Fassi sono state invitate a donare, depositandole in apposite cassette decorate, prodotti non deperibili, recapitati poi al social market di un comune limitrofo che sostiene le famiglie in difficoltà.
Montagne di tempo ed energie, con passione
Incredibile la disponibilità dei ragazzi a lavorare anche in orario extrascolastico e la passione con cui si sono dedicati al progetto. Di loro iniziativa, Maddalena, Maria Chiara e Alessia si sono recate nelle scuole primarie dell’istituto per illustrare a tutti i bambini, passando di classe in classe, le iniziative in programma.
Natalia, Elena e Rian hanno contattato i gestori di un cinema di Carpi e vi si sono recati per due serate a distribuire volantini e citazioni gentili.
Poster realizzato da una studentessa della classe 2.0 nell’ambito della fase iniziale del progetto
Asia, Natalia, Maddalena, Maria Chiara hanno presentato con grande emozione le loro idee al consiglio di istituto al completo, per ottenerne l’approvazione. L’hanno avuta insieme ad un applauso un po’ commosso.
Numerosi studenti hanno introdotto i due concerti serali organizzati nella settimana e altrettanti hanno dedicato tutto il pomeriggio precedente la giornata conclusiva per portare a termine le operazioni: si dovevano preparare i biscottini inserendo le citazioni gentili e valutare i diari di bordo delle varie classi in vista della premiazione finale (i ragazzi hanno utilizzato una rubric ideata da me).
Inoltre abbiamo insieme preparato la scaletta degli eventi in programma appunto per l’importante giornata conclusiva a cui hanno partecipato tutti gli studenti dell’istituto recandosi in aula magna. Ci hanno fatto l’onore della loro presenza il sindaco di Carpi e il presidente del Movimento italiano per la gentilezza, oltre al presidente del consiglio di istituto, Francesco Grillenzoni, che ha fatto scatenare i ragazzi con le sue canzoni. Il tutto alternato alla presentazione di video e alla lettura di brani tratti dai diari di bordo delle classi. Brillante e disinvolta la conduzione sempre di tre studentesse della 3^G!
Ma ne è valsa la pena?
La risposta è sì. A me sarebbero bastate la scintilla e la soddisfazione che ho visto negli occhi dei miei studenti. Ma non sono stati gli unici risultati apprezzabili, come si può dedurre anche da questo articolo scritto da una mia alunna e pubblicato sul Resto del Carlino. Non è facile misurare e valutare con un numero un lavoro complesso di questo tipo perché è andato ad agire soprattutto su competenze e non tanto su contenuti specifici e quindi richiede una valutazione più complessa e articolata (una valutazione autentica).
Uno dei gruppi al lavoro: si veda la molteplicità degli strumenti.
Ma in relazione agli apprendimenti cos’ha previsto il progetto?
Vediamo alcune attività proposte:
- compiti autentici legati alla produzione scritta (testi argomentativi, espositivi e regolativi che di solito risultano ostici agli studenti);
- produzione orale in contesti diversi anche formali e con destinatari reali;
- utilizzo di nuove tecnologie per la creazione e organizzazione di contenuti e prodotti multimediali (poster, flyer, pagina Facebook);
- produzione di volantini/comunicazione pubblicitaria con necessità di armonizzare grafica e contenuti;
- lettura espressiva ad alta voce di fronte ad un pubblico reale;
- pianificazione tramite strumenti di mind mapping;
- lavoro in gruppo e con necessità di rispettare scadenze precise e un processo stabilito a priori, ma in autonomia, con la necessità di trovare soluzioni creative a problemi reali.
E alcune competenze trasversali potenziate:
- imparare ad imparare
- problem solving
- pensiero critico
- competenze sociali e civiche;
- spirito di iniziativa e imprenditorialità (progettare, collaborare, agire in modo autonomo e responsabile).
In conclusione…
Ho visto i miei ragazzi crescere in queste poche settimane e sono stata orgogliosa di loro, per tutte le risorse, la creatività, le abilità, la generosità che hanno saputo mettere a disposizione. Finalmente erano davvero loro che decidevano a scuola. Erano attivi, motivati e pieni di energia.
E io? Non nascondo che è stato arduo per me coordinare il tutto. Immaginate quale atmosfera di grande fervore può regnare in una classe al lavoro con questa modalità? Molti docenti lo definirebbero caos, ma non la sottoscritta. E nemmeno il dirigente che entrando nella nostra classe un giorno ha commentato con ammirazione: “Sembra di essere in un laboratorio Montessori”.
Quindi… al prossimo progetto!