Nancie Atwell ha appena vinto quello che chiamano il Premio Nobel degli insegnanti, il Global Teacher Prize. Ne sono felicissima per tante ragioni. Prima fra tutte: è la mia maestra e sono orgogliosa come solo un alunno lo potrebbe essere.
Grazie a lei ho cambiato radicalmente il mio stile di insegnamento. Primo responsabile è stato un suo libro: In the middle: New Understandings About Writing, Reading, and Learning in cui l’autrice illustra la sua modalità di conduzione del laboratorio di scrittura e lettura.
Quando l’ho letto, un’estate di 7 anni fa, ho avuto una sorta di epiphany e mi sono detta: è così che voglio insegnare la scrittura e trasmettere la passione per la lettura ai miei alunni. E sono partita subito con la sperimentazione.
Da allora sono passati anni, tanti alunni-scrittori e quasi altrettanti libri che ho studiato, annotato e fatto miei. Della Atwell e di tanti altri maestri di Writing e reading workshop a cui sarò sempre grata.
E dall’anno scorso ho l’onore di poter condividere con altri insegnanti attraverso incontri e corsi di formazione questo metodo di cui ci siamo fatti pionieri e portavoce in Italia e che finalmente riceve un imprimatur a livello mondiale. Sono felice di poter dare questa notizia a quei colleghi che si sono fidati e hanno iniziato coraggiosamente a sperimentare con i loro studenti.
Ma funziona?
Penso che la migliore risposta possa venire dalle parole stesse dei ragazzi, quelle scritte durante il laboratorio, perché Writing and reading workshop vuol dire prima di tutto dare spazio in classe con regolarità a lettura e scrittura.
Quindi vi propongo un esempio, a mio parere significativo. E’ un brano di A.D., un alunno dislessico che ha trovato la sua voce anche nella scrittura e di cui sono molto fiera per i passaggi che ha compiuto. Sono convinta che non si sarebbe potuto esprimere così se fosse stato costretto a seguire una traccia imposta e se si fosse trovato in un ambiente dove la scrittura è un mero esercizio scolastico. Parla della sua grande passione, il calcio, ma lo fa con maestria da scrittore, usando alcune tecniche che abbiamo studiato insieme in classe, osservandole in testi letterari. Qui il brano completo.
Questo invece lo stralcio di una mail che mi hanno spedito altre due mie alunne proprio ieri:
“Cara prof,
le scriviamo per chiederle una cosa molto importante e, forse, anche un po’ insolita.
Ci è venuta in mente un’idea che, per noi, sarebbe molto carina e “nuova”.
Dato che ha capito da tempo che a noi piace moltissimo il laboratorio scrittura e lettura, pensavamo di…
Non troviamo le parole.
OK, basta. Lo dobbiamo dire.
Noi vogliamo… scrivere un testo insieme a lei!
Oh, che liberazione!
Quindi… già. Ci piacerebbe davvero tanto poter scrivere un testo in collaborazione con lei.”
Ecco: due alunne di terza media che amano la scrittura e il laboratorio e così tanto da voler addirittura scrivere a sei mani con la loro insegnante. Anche questo sarebbe stato direi impossibile in un contesto diverso.
Ancora: un’altra alunna, non sollecitata ovviamente, mi ha inviato un messaggio e ve lo riporto. Il contesto: l’educatore che conduceva un incontro su affettività e sessualità ha dato 10 minuti ai ragazzi perché scrivessero su un foglio le loro domande e le loro riflessioni su questo tema caldo, anzi, bollente. E I.K. mi riferisce soddisfatta: “Buongiorno prof! Volevo dirle una cosa in classe, ma non ho fatto in tempo. Io, prima che incominciassimo il laboratorio di scrittura, non riuscivo a esprimere o far capire ció che volevo dire con le parole o scrivendolo, e dovevo pensarci per molto tempo prima di scrivere qualcosa; mentre oggi ho scritto su quel foglio tutto ció che avevo da dire in 10 minuti e riuscendo ad inserire un mio commento e pensiero personale. Grazie davvero! Credo che mi sia servito!”
E’ chiaro che non vi sto elencando i risultati di uno studio scientifico o una ricerca su un campione statistico ampio. Vi ho voluto soltanto riportare alcune testimonianze che mi hanno commosso in questi giorni e di cui ringrazio i miei splendidi alunni.
Perché insegnare è anche emozionare ed emozionarsi. Insegnare nel laboratorio di scrittura ancora di più. Soprattutto attraverso le parole.
Jenny, non ho parole! Bellissimo post, e il brano del ragazzo “dislessico” mi ha commossa. Condivido la tua “visione” di una scuola dove si vera e profonda lettura e scrittura, non coercitiva ma creativa! Grazie di questa boccata di speranza e ho appena comprato il libro che ti ha ispirata che, mannaggia, non ho ancora letto. Mi impegnerò per fare lo stesso in inglese.
Grazie Laura! Ho visto alcuni tuoi lavori e ho sentito parlare di te in modo molto elogiativo da una persona che stimo parecchio, quindi il tuo commento mi fa ancora più piacere! Spero tanto di avere occasione di incontrarti e di discutere con te di persona! Un abbraccio e grazie ancora
E aggiungo … senza le EMOZIONI non ha senso insegnare e imparare!
Il tuo racconto mi ha molto emozionata!
Gli alunni di cui parli hanno evidentemente un Karma molto positivo e non mi dilungo a spiegare perché!!!!!
Grazie, Jenny! Le tue parole sono dense di significato e si percepisce immediatamente la passione e l’entusiasmo della persona che le ha “espirate”.
Grazie a te, Anna. Un abbraccio, vecchia amica! 😉
E io invece sono proprio la tua collega di classe, tanto felice ed orgogliosa di esserlo!!!
cara Jenny, mi interessa davvero molto questo metodo: sono una lettrice accanita e riesco a coinvolgere gli studenti in questa passione ma non sono una scrittrice e ho bisogno di imparare io per prima. Se hai in programma corsi divulgativi per colleghi, ti seguo! da autodidatta, invece, comincio col testo che citi o, negli anni, è uscito altro?
grazie!!
Daniela
Cara Daniela,
esistono davvero molti volumi sull’argomento, ma partire con quello della Atwell è ancora una scelta validissima. A breve scriverò un post in cui raccoglierò diverse risorse on line e una bibliografia sul Writing and Reading Workshop (ma ripeto, è tutta in inglese al momento). Intanto, al volo, ti consiglio il blog ricchissimo: https://twowritingteachers.wordpress.com/ . Vai alle pagine successive alla prima che è tutta su un’iniziativa particolare. Fammi sapere! POi anche il mio blog preferito, anche se non strettamente sul laboratorio: http://pernillesripp.com/
Per i miei incontri: ti faccio sapere, ma per ora non c’è nulla in programma su questo tema!
Un abbraccio,
Jenny
grazie!! inizio!
Bellissimo! Che cose meravigliose scrivono i ragazzi! Ti chiedo Jenny: esistono traduzioni delle opere di Nancie? Non ne ho trovate…. Perché non ci pensi tu?
Un abbraccio
Marcella
Cara Marcella,
purtroppo ancora nessuna traduzione. Ehm, io non sono certo una traduttrice professionista! 😉
Un abbraccio e grazie per il commento,
Jenny
Grazie. Grazie per quello che fai, che sei e che hai imparato. Per quello che insegni.
Come le altre colleghe, spero tanto di poter seguire un corso di aggiornamento su questo e, in particolare, sui modi attraverso i quali poter stimolare i ragazzi alla lettura.
Oh mamma, mi fai emozionare! Ma credo sia importantissimo condividere ciò che si impara, altrimenti a cosa serve? 😉 E in particolare credo nella condivisione fra insegnanti che secondo me in Italia potrebbe essere potenziata! 🙂
Un abbraccio e grazie a te! Ma di dove sei?
Jenny
Cara Jenny, che dire? Sei davvero eccezionale! Scoprire per caso il tuo blog Lascuolaumentata, leggere del tuo laboratorio di scrittura e vedere alcuni dei lavori fatti con i tuoi ragazzi è stata la mia epifany. Grazie a te ho scoperto il gruppo di insegnanti 2.0 che è una vera miniera di spunti e per me una sorta di corso di formazione; grazie a te ho già cambiato qualcosa nel mio modo di insegnare e seppure ancora non sono in grado di mettere su un vero laboratorio di scrittura sto dando molto più spazio alla scrittura in classe. Ho anche partecipato al Convegno sulle metodologie della classe capovolta che mi ha dato ulteriori nuovi spunti. Pensa, mi sono perfino iscritta ad un corso di lingua inglese perchè voglio poter leggere i libri di cui parli! Praticamente ti seguo come una vera fan!
Marisa, mi hai lasciato senza parole, che nel mio caso è tutto dire! Grazie di cuore, mi sento onorata (e basita!). Ma com’era il convegno sulla Flipped Classroom? Racconta, racconta!