15 ottobre. Un mese esatto dall’inizio dell’anno. In sala insegnanti vedo colleghe che scartabellano, correggono e archiviano verifiche a tutto spiano. Nodo immediato alla bocca dello stomaco: ma come, noi non abbiamo ancora fatto un solo test nel corso del primo mese di scuola! Sono indietro col programma e non ho voti! Cosa penseranno i genitori?
Mi metto ad interrogarmi e giungo ad una conclusione. Sono molte le cose che nella mia prima media non abbiamo fatto, ma ciascuna di queste è frutto di una scelta maturata e ponderata. E’ il risultato di anni di studio e di riflessione sul senso profondo del mio mestiere. E mi va bene così, perché questa è la scuola che voglio costruire insieme ai miei studenti.
In particolare non abbiamo fatto:
- I test d’ingresso: c’è chi li propina già dal secondo/terzo giorno di scuola, così si mette subito in chiaro come stanno le cose. Dividiamo la classe in chi sa e chi non sa fin dall’inizio. Da parte mia non credo alle prove d’ingresso e non le propongo: mandano un messaggio che stride con il mio modo di vedere la scuola. Pensiamo ad una prima media: i ragazzi arrivano spaventati e disorientati perché nulla è loro familiare e noi, zac, test d’ingresso. Accoglienza molto rassicurante, soprattutto per chi sa di non sapere. Che si capisca subito: l’insegnante è colui che ti giudica, che ti valuta e se ti incute un po’ di timore, meglio. Già dalla prima settimana compariranno bollini sulla fronte di ciascuno: il bravo, il medio e lo scarsone. A mio parere questo non è utile al processo di apprendimento di nessuno e sono convinta che si possano raccogliere informazioni altrettanto e forse più preziose sui nostri studenti con altre modalità. E in effetti cosa ci dicono i test d’ingresso sugli stili di apprendimento, sulle competenze e sul modo di interagire dei nostri studenti tra loro?
- Le verifiche: ancora nessun voto, nessuna verifica, ma scherziamo? Proprio l’altro giorno pensavo che mi sarebbe tanto piaciuto poter prolungare questo momento un po’ magico in cui gli studenti sono tutti sorridenti, entusiasti, curiosi di scoprire una scuola nuova, aperti a mille futuri possibili e in cui non si sentono ancora sotto esame o peggio, bollati con un numero. Se potessi eviterei del tutto i voti. Ma non si può e allora almeno aspetto un attimo. Voglio prima conoscerli, voglio essere molto attenta, voglio che capiscano cosa e come valuto. Voglio prima aver costruito una relazione con loro, in modo che diano il giusto peso ai numeri e un peso maggiore a ciò che stiamo facendo e imparando insieme.
- I giochi di presentazione in cui si deve parlare di sé davanti a un gruppo di sconosciuti: ho letto diversi articoli e mi sono resa conto che forse l’idea di attività di accoglienza che abbiamo è da rivedere. Forse non è proprio il massimo, specialmente per chi è timido, dover parlare di sé davanti a 46 occhi che ti scrutano e nemmeno rivelare dal primo giorno le tue paure o i tuoi desideri. Quindi, via anche questi e spazio ad altro.
- Capitoli su capitoli dei manuali di storia e geografia: certo, avrei potuto. Parlare e spiegare un capitolo di storia o geografia in una o due ore e assegnarlo da studiare non è una sfida per me e probabilmente per nessun docente, di lettere in particolare (proverbiale la nostra logorrea). Quando ancora ero una prof. treno e la mia voce era quella che si sentiva più delle altre nelle mie classi, alla fine della lezione io stessa mi davo un voto e quando andava bene dicevo tra me: “Oggi sei stata brava, particolarmente coinvolgente”. Ma guardavo i miei studenti e dentro sentivo un leggero disagio: i loro sguardi erano per 3/4 inespressivi, persi in altri pensieri. E nelle verifiche le insufficienze fioccavano. E allora mi sono detta: rallentare. Parlare meno. Dare più strategie e meno contenuti. Far lavorare loro, farli collaborare e supportarli. Risultato: il nostro manuale di storia è ancora intonso. E non è che questo non mi faccia agitare per niente, sia chiaro! La tentazione di accelerare per poter dire che sono già ai Longobardi è forte. Ma appunto: io sarei ai Longobardi. E i miei studenti?
Beh, ma allora cosa resta da fare a scuola?
Ecco come abbiamo trascorso le nostre dieci ore settimanali insieme.
- Ci siamo immersi nella lettura e nella scrittura, fin dal primo giorno. Ho perseguito, applicando diverse strategie, il mio primo obiettivo: creare in classe una comunità di lettori e di scrittori che potrà esprimersi nel nostro laboratorio di lettura e scrittura.
- Per la lettura: ho letto ad alta voce ai miei studenti libri illustrati (ebbene sì, anche alle medie) proiettando le immagini alla LIM grazie ad una docucamera. E: “Prof. ne ha altri come questi? Mi sono piaciuti un sacco!”. Ho letto per intero “La magica medicina” ad alta voce e l’umorismo travolgente di Dahl ha fatto scompisciare di risate e saltare sulla sedia i miei ragazzi. Gli occhi luccicavano e le menti volavano. Ho presentato, dopo averli letti, tanti libri che potranno leggere in futuro tramite quelle che chiamiamo Book-Talk di pochi minuti. Gli studenti hanno stilato una lista intitolata: “I prossimi libri che leggerò“. E poi? Hanno toccato, sfogliato, letto libri (abbiamo una biblioteca di classe) e presentato libri ai compagni ogni giorno, anche con attività rumorose e coinvolgenti come il Book Speed Dating (Incontri lampo con i libri). Hanno iniziato a riflettere e scrivere di ciò che stanno leggendo, annotando pensieri e osservazioni sui loro taccuini del lettore. Pagine e pagine sono state riempite con la loro scrittura e pagine e pagine di libri sono state lette. Ecco in cosa siamo avanti: nel creare in classe una comunità di lettori e di scrittori.
- Per la scrittura: principale obiettivo era far capire ai miei studenti che scrivere è un modo per esprimere se stessi, che anche a scuola si possono portare i propri vissuti e che si può scegliere. Ridare dunque un senso alla scrittura, andare oltre l’esercitazione scolastica, ma allo stesso tempo far capire che l’insegnante è un maestro di scrittura e che è in classe per aiutare i suoi studenti, fornire consigli, feedback e strategie anche individualmente e per tutto il tempo. E dunque siamo partiti con il racconto autobiografico e con tanti “attivatori” per raccogliere sul taccuino dello scrittore un sacco di semi da far germogliare nella scrittura. Gli studenti hanno scritto le loro poesie “Vengo da” dopo aver ascoltato la mia e quella della mia nipotina della loro età, hanno disegnato le loro mani prendendo spunto dalla mia, hanno scritto liste (i miei posti preferiti, le persone che mi hanno aiutato, ecc).
E poi hanno iniziato a scrivere i loro racconti, ciascuno seguendo il proprio processo individuale e scegliendo il proprio argomento. Ed ecco emergere le loro personalità, le loro vite e la scintilla del piacere di scrivere.
- Per lo studio: prima di iniziare ci chiediamo sempre il senso di ciò che andremo a studiare e ci confrontiamo insieme. Cosa studiano e che senso ha studiare storia o geografia? E poi ci rendiamo conto, ad esempio, di come lavorano gli storici, per prendere coscienza di ciò che sta dietro i manuali usati a scuola. Per me è fondamentale che gli studenti siano motivati e consapevoli del fatto che studiare storia non significa imparare a memoria fatti e date. Per questo inizio spesso con un laboratorio, ideato dal professor Brusa e illustrato nel dettaglio all’interno della guida per l’insegnante del manuale “Il Nuovo racconto delle grandi trasformazioni”, Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori. Si chiama “Il tesoretto di nonno Francesco“. L’insegnante si procura una quindicina di fonti storiche di diversa tipologia su un personaggio (oggetti, documenti, fotografie) e chiede ai suoi studenti di osservarle, di ricavarne informazioni, di metterle in ordine cronologico, di fare inferenze e ipotesi fino ad arrivare a redigere un racconto storiografico in cui l’alunno, facendo riferimenti alle fonti stesse, deve cercare di ricostruire la vita del personaggio. E’ un lavoro complesso, articolato, che agli studenti piace moltissimo. Si lavora per competenze con serietà ma con piacere, collaborando con i compagni, ragionando, parlando e scrivendo. E poi, più che a trasmettere contenuti, in questo primo periodo (e sempre) sono interessata a fornire strategie di analisi, sintesi e rielaborazione. Ad esempio abbiamo iniziato a lavorare sul primo approccio al testo del manuale e di ogni manuale: come si fa una lettura esplorativa, come si possono attivare le conoscenze già possedute e fare ipotesi sul contenuto del testo e come si possono creare mappe per studiare. In geografia per lavorare sull’orientamento ho usato anche il gioco: la classica battaglia navale disegnata a mano (in questo caso il digitale non era d’aiuto) per rendersi conto di cosa sia il reticolato geografico e di come fnzioni. Insomma, anche in questo caso, meno contenuti e più lavoro lento sulle competenze.
- Per la valutazione: prima di valutare insegnare ad autovalutarsi. Questo è il primo anno in cui inserisco in modo massiccio attività di autovalutazione in classe. Prima lo facevo, ma in modo sporadico, ora invece chiedo in continuazione ai miei studenti di autovalutarsi e di riflettere su ciò che fanno e apprendono. Mi sono posta questo obiettivo anche dopo aver ascoltato in settembre un intervento di Daniele Barca (prima DS dell’innovativa scuola di Cadeo, ora a Roma) in cui illustrava i risultati di una ricerca sulle scuole migliori al mondo. Pare che uno dei criteri con maggiore influenza sui risultati sia proprio l’abitudine degli studenti all’autovalutazione. E mi sono messa d’impegno. Ho creato diverse nuove rubric in collaborazione con la mia collega “gemella” Elisa Turrini. Prima di usarle io stessa per valutare le ho mostrate ai miei studenti e ho chiesto loro di compilarle per autovalutarsi sul loro lavoro con il taccuino dello scrittore, oppure per capire come giudicare una mappa creata per studiare storia. Ho addirittura utilizzato le rubric ideate dagli stessi studenti di terza media dello scorso anno. Ad esempio questa sulle mappe. Inoltre è fondamentale condividere le aspettative e i criteri che utilizzeremo noi docenti per valutare, mostrando il processo di valutazione in diretta ai nostri studenti. Usiamo una rubric per valutare il testo di un alunno di un anno precedente, mostrando il tutto alla LIM, ad esempio, e coinvolgendo anche i ragazzi: “Voi quale voce scegliereste tra queste? In questo testo l’organizzazione del pensiero è debole oppure forte e chiara?”. E poi riflessione metacognitiva: “Come ho lavorato oggi? Cosa farò la prossima volta per migliorare?”. Ed è stupefacente come ragazzini di 11 anni siano in grado di fare osservazioni acute e di trovare soluzioni pratiche funzionali da soli. Ecco ad esempio cosa ha scritto Rebecca sul suo taccuino.
Mi rendo conto che con questa modalità gli studenti prendono coscienza e si appropriano sul serio del loro apprendimento. Credo che questa sia l’unica strada per poter compiere effettivi progressi.
- Per le relazioni e il clima d’aula: fondamentale per poter lavorare bene insieme è creare un clima positivo, di collaborazione, di ascolto, di rispetto fin dal primo giorno. La classe deve essere come un nido e non a caso questo dice un verso della prima poesia che abbiamo letto insieme (Per una scuola che assomigli al mondo di B. Tognolini). E come costruire questo nido? Prima di tutto facendo lavorare insieme ogni giorno i ragazzi, facendoli collaborare tra loro: i banchi non sono disposti in file ma ad isole, perché anche lo spazio parla. E poi la frase presa dalla mitica maestra e cara amica Alessandra Serra: “Chiedi a tre e poi a me!”. Quindi creare l’abitudine di chiedere aiuto ai compagni e solo come ultima possibilità all’insegnante. E poi mostrando prima di tutto noi insegnanti fiducia e apertura nei confronti dei nostri studenti: mostrarci come persone, raccontarci, chiedere e dare rispetto e ascolto. Mostrare che ciascuno con i suoi vissuti e le sue abilità è accolto e rispettato, attraverso il nostro fare, il nostro atteggiamento, prima di tutto. Attraverso l’assenza di giudizio che si manifesta anche nella sospensione dei voti. Aspettiamo ad usare la penna rossa.
- Per conoscerli e per far sì che si conoscano. Ho letto ciò che scrivono di loro stessi sui loro taccuini e nei loro racconti, li ho ascoltati parlare di sé, li ho osservati e ho raccolto osservazioni mentre lavoravano in gruppo, ho proposto questionari sulla lettura e sulla scrittura per conoscere i loro gusti di lettori e il loro approccio alla scrittura. Mi sono annotata ciò che ci siamo detti nelle consulenze individuali di scrittura. Ho scoperto tante cose importanti per aiutarli nel loro percorso individuale. Con buona pace dei test d’ingresso.
- Per la competenza digitale: come avrete notato, non ho finora citato alcuna risorsa digitale. Perché l’integrazione delle tecnologie deve appunto essere tale: un’integrazione trasparente, non forzata. Quando servono si utilizzano e quando non sono utili se ne fa a meno. La nostra è una classe 2.0 in cui ciascuno studente ha il proprio dispositivo in contesto mixed mobile (abbiamo consegnato in comodato d’uso Chromebook e Ipad mini). Gli studenti non hanno alcuna familiarità con l’uso dei dispositivi per l’apprendimento, quindi abbiamo introdotto gradualmente l’uso della piattaforma delle Google Apps For Edu quando c’è stato bisogno di condividere materiali. E’ stato loro mostrato l’utilizzo di Drive e di Classroom dove abbiamo le nostre classi virtuali. E poi, dal momento che abbiamo introdotto le mappe, i ragazzi hanno scelto se utilizzare strumenti digitali come Mindomo e Popplet invece del quaderno. Abbiamo utilizzato più volte Classroom per condividere in modo immediato riflessioni e risultati di un lavoro, commentandoli insieme e mostrandoli alla LIM. Hanno iniziato ad usare Drive per pubblicare e revisionare i loro testi: gli studenti possono vedere i miei commenti e consigli di fianco al testo e rispondere. Ho introdotto i QR code: li abbiamo incollati sul quaderno. Rimandano a documenti condivisi, a mappe o altro per avere un facile accesso alle risorse e per evitare un consumo eccessivo di carta per le fotocopie. E soprattutto stiamo affrontando l’aspetto educativo: quando qualcuno parla, gli occhi di chi ascolta sono su di lui/lei e non sullo schermo, ad esempio. E mano a mano che si presentano, affrontiamo le questioni vivendole e interrogandoci. Perché sono convinta che non possiamo educare ad un uso sicuro del digitale, delle tecnologie solo ponendo limitazioni e divieti ma soprattutto utilizzandoli fianco a fianco con i ragazzi in modo costruttivo e creativo.
E voi? Mi raccontate cosa non avete fatto nel primo mese di scuola?
Tag: autovalutazione, competenze, didattica, digitale, tecnologie
Oh Jenny, che piacere leggere questo post! É come entrare nel tuo mondo: si apre una porta e si viene immersi dalla luce, il calore, la passione!
Che bello!
Vedere le mani dei tuoi ragazzi ed i loro fogli vergati a mano, immaginare i loro visi, l’entusiasmo, la sorpresa, la voglia di scoprirsi autori di sé.
Vorrei tanto riuscire a fare la metá delle cose che fai — o meglio — che non fai!!
Anch’io niente test di ingresso! Per la prima volta… Basta! L’ho fatto per puro intuito, ma leggendo le tue riflessioni, capisco che invece lo volevo! Quanta fatica sprecata a fronte di scarsissima utilitá! sostituita invece da video, poster, QR Codes e tanto dialogo!
Speriamo! Speriamo! E andiamo avanti!
Anna,
i tuoi commenti mi fanno sempre emozionare! Grazie per le tue parole! E andiamo avanti insieme!
Con ammirazione ti invio i complimenti per il tuo operato e per i grandiosi principi educativi che porti avanti. Anch’io come docente sono ispirata da tali riflessioni ma mi trovo inglobata in sistemi, prassi comuni che mi costringono con ansia e insoddisfazione a perderle di vista e a non coltivarle come vorrei.
Grazie mille: pubblicando sul blog le mie riflessioni il mio scopo è anche provare ad incoraggiare chi come te condivide i principi ma magari si sente solo, oppure, come dici tu ingabbiato dentro a prassi e sistemi… Un abbraccio e… coraggio!
Brava brava brava Jenny!!!
Mi piacerebbe riuscire a fare lo stesso nelle mie materie!! Mate e scienze!! Prima di rientrare dalla maternità verrò sicuramente a chiederti dei consigli!!
A presto Silvia
Grazie Silvia, più che consigliarti ci possiamo confrontare e molto volentieri. E poi hai anche Ilenia che insegna le tue discipline: condividiamo gli stessi principi e metodologie simili! Dai che lavoriamo insieme!
Sono la mamma di un suo alunno di I media e desidero condividere una mia riflessione su quello che é stato donato a mio figlio da questo innovativo metodo. É passato appena un mese di quella scuola dalla quale ci si aspetta che possa completare il ruolo educativo della famiglia in una fascia di età delicata e nello stesso tempo debba dare gli strumenti del “sapere”. Il mio ragazzo é diventato un lettore appassionato, cerca di imitare l’espressivitá usata dalla prof. in classe mentre legge, cerca spunti per scrivere preoccupandosi di trasmettere le sue emozioni e le sue passioni. Non teme il giudizio dei compagni e riconosce nella scuola l’autorità e il ruolo educativo . Quello che mi aspettavo é vedere mio figlio sereno, desideroso di apprendere e curioso … le mie aspettative sembrano soddisfatte. Grazie!
Signora, non so come ringraziarla per le sue parole: sono il regalo più prezioso per un’insegnante! Sono felice per suo figlio: lei usa espressioni -come “lettore appassionato”- che mi fanno andare in visibilio perché rappresentano gli obiettivi più alti che mi ripropongo come docente di italiano. Mi dà anche conferma del fatto che si stia creando un buon clima in classe e anche questo mi rende felice. Grazie ancora di cuore!
Ah, ma lei prof è un sorso d’aria pura! 🙂
Sono un’insegnante di lettere e questo post mi ha entusiasmato. In questi giorni sto ‘sbirciando’ i vostri lavori relativi all’esame di terza media perché vorrei che anche i miei studenti preparassero presentazioni per loro coinvolgenti e per noi prof meno… noiose (mi piace molto PREZI). Inoltre vorrei ordinare un libro della Atwell per imparare ad appassionare i ragazzi alla lettura e alla scrittura. Insomma, una marea di buoni propositi che mi auguro trasformino il mio modo di stare a scuola e quello dei ragazzi! Grazie per i suggerimenti! I testi citati nell’articolo si reperiscono facilmente? 🙂
Buongiorno, cara collega! Sono felicissima (e un po’ incredula) di essere stata fonte di ispirazione. Il libro della Atwell e quasi tutti gli altri si reperiscono piuttosto facilmente su amazon, (se non su amazon.it, su amazon.co.uk). Tienimi informata e diamoci del tu! Grazie ancora e buon lavoro
Grazie! 🙂
Gli incontri nella vita non sono mai casuali… grazie per questo primo mese di condivisione! Ho davvero tanto da imparare da te! Spero di essere pronta e disponibile al cambiamento di prospettiva.
Ciao cara! Ti ho già ringraziato con un abbraccio ma lo faccio anche qui: le nostre chiacchierate in sala insegnanti sono molto piacevoli e spero possano continuare ancora per molto!
Jenny mi sono emozionata leggendo il tuo articolo, il tuo lavoro , le tue scelte che condivido in pieno sono pensate per mettere a proprio agio gli studenti che altrimenti potrebbero risentire del passaggio ad un nuovo ciclo di studi.
Sono sicuramente molto fortunati i tuoi alunni!
Vorrei anch’io nel mio piccolo, insegno italiano, storia, musica e immagine in una quarta primaria, appassionare, entusiasmare, vorrei anch’io intraprendere un percorso di scrittura creativa. Potresti darmi qualche dritta?
Sarebbe meraviglioso incontrarti! Spero che prima o poi succeda!
Grazie Jenny.
Cara Giovanna, ti ringrazio! Scrivimi via mail attraverso il modulo contatti del blog, se ti va e ti risponderò con un elenco di risorse: per ora però sono solo in lingua inglese!
Cara collega, che bello leggere le tue parole! Dopo tanti anni sono ancora alla ricerca di un nuovo modo di fare scuola… e anch’io non ho fatto per la prima volta i test d’ingresso! Tornerò su queste pagine per cercare ispirazione e conforto.
Ti aspetto! Grazie per la tua voglia di continuare a cercare! Un abbraccio
Tecnologia, due ore a settimana per classe. Due settimane per conoscerci: interessi, sensazioni della nuova scuola o idee per il futuro. Recupero conoscenze pregresse in gruppi di lavoro. Le mie esperienze lavorative prima di insegnare, la loro curiosità sui mestieri e professioni.
Seconda e terza settimana iniziato cose nuove partendo dal pregresso, lavori in gruppo, Power Point, video sul materiali ecc. Raccolta dei tipi di carta in casa e prove in aula su impieghi, proprietà ecc.
Insomma poco tempo per i test di ingresso (mi hanno quasi costretto a farne alcuni per schedare subito i ragazzi). Adesso che siamo al primo mese ho iniziato un lavoro verbale, una cavalcata veloce (su parole chiave) di quello che hanno visto e fatto in aula…alla presto.
Caro Rino, da quello che dici, mi pare che la tua metodologia sia molto laboratoriale e quindi mi piace! I lavori cui accenni mi paiono molto interessanti: perché non costruisci un blog per documentare e condividere? Sono sicura che faresti molto piacere a molti insegnanti di tecnologia!
Anch’io ci sto provando (e ti ho citata nella mia tesina dell’anno di prova, lo scorso giugno, a proposito di Aidan Chambers)! Solo che io sto in una piccolissima scuola di frontiera, fra il Veneto e il Trentino, senza wi-fi e con molti ragazzi stranieri (quindi non posso alzare troppo il tiro, perché le questioni lì sono altre, tipo la povertà). Ecco che cos’ho fatto e non fatto, anche se ho molto ancora da imparare e il tuo post me lo dimostra: https://lascuoladiziogustavo.wordpress.com/2015/10/09/2286/. Ciao, buon lavoro e grazie d’esistere!
Ciao Cecilia, quale onore essere citata in una tesina! Se hai voglia di spedirmela, mi piacerebbe molto leggerla! Anch’io ho lavorato in una scuola dove c’erano tante situazioni problematiche (ma tante) e capisco le difficoltà. Il Wi Fi è importante, io inizierei a martellare tutti, dal preside, al sindaco, a chiunque mi capitasse a tiro! Belle le tue esperienze, ti ringrazio per averle condivise: ora vado a rivederle con calma e poi se ti va ci risnetiamo anche via email (mi scrivi dal form contatti del blog?). Grazie ancora e a presto!
Ed io che pensavo di non essere una brava maestra!!! Mi rivedo…in piccola parte…rivedo alcuni momenti nelle mie classi…e quanti spunti e suggerimenti ancora nelle tue riflessioni!!! Da seguire….brava …brava e grazie..grazie di cuore x questa condivisione.
Grazie a te, sono felice se ti sei sentita rincuorata! 😉
Grazie, di aver condiviso questo mese con noi
Io sono maestra e ho una quinta, come te ho dedicato il primo mese non a conoscerci ma a riscoprirci dopo tre mesi di lontananza. Abbiamo parlato tanto, abbiamo giocato con le parole e con i numeri (io insegno sia matematica che italiano).
Ci siamo ritrovati più grandi ma affiatati come prima, con tante idee e voglia di fare, siamo andati in gita a scoprire i romani a Verona… i nostri banchi sono a isole, lo sono dalla prima e lo saranno sempre. Quando uno ha bisogno d’aiuto prima si rivolge ai compagni e poi alla maestra.
Non siamo una classe 2.0 ma ho prenotato l’aula informatica tre volte a settimana e siamo entrati per la prima volta in classroom.
Abbiamo scritto poesie, fatto disegni e realizzato una recita per i bambini di prima.
Quando guardo il mio operato sono soddisfatta, ma una piccola ombra incombe sempre… tra pochi mesi andranno alle medie e allora cosa faranno se non li preparo ai test, alle lezioni frontali e ad un modo diverso di fare scuola?
Ebbene, leggere il tuo articolo e i commenti di molte altre insegnanti qui sotto, ha dissipato in parte le nubi… con il vostro esempio state cambiando la scuola e la didattica.
Spero che i miei alunni abbiano la fortuna di incontrare un’inegnante come te, pronta a mettere in discussione il suo operato precedente, pronta ad ascoltare e a “crescere” insieme ai ragazzi.
Se riguardo il mio percorso con i miei alunni, io ho imparato quanto loro!
Ciao Giuditta, ho sempre pensato che in generale voi maestre siate più aperte e innovative di noi prof. delle medie e superiori. Molto bella l’attività di teatro dedicata ai bimbi più piccoli: anch’io ho in mente una cosa simile, ma vediamo… E poi condivido la tua riflessione finale: la scuola deve insegnare anche a noi docenti, siamo i primi a dover imparare… e per tutta la vita! Un abbraccio e a presto, teniamoci in contatto!
Ciao jenny! Condivido la tua visione “Humanistic” e appassionata del nostro ruolo di docenti e vorrei tanto avere gli studenti che escono dal tuo triennio di scuola media 🙂 Mi avvilisce tanto sentire certi studenti, anche del Liceo linguistico, dire che non hanno tempo per leggere e leggeranno quando finiscono il Liceo. Assurdo vero? Tutto è somministrato in pillole e verifiche senza il tempo di digerire e apprezzare e entusiasmarsi. Ecco l’ENTUSIASMO viene tolto loro negli anni che seguono. Ho letto il libro della Atwell e leggendo il tuo post ho pensato quanto siete importanti voi insegnanti del ciclo primario e secondario di primo grado nel creare l’imprint nei ragazzi; è lì che iniziano ad amare la letteratura, la scuola, a credere in se stessi e nella possibilità di fare grandi cose. GRAZIE per quello che fai e ti confesso, ho provato un po’ d’invidia per il lavoro dell’insegnante di lettere con tante ore con una sola classe dove potersi dedicare alla lettura. Noi di lingue al liceo in tre ore dovremmo fare i miracoli! ma i miracoli esistono vero?? Un abbraccione dal Friuli
Laura
Che bel complimento da una collega delle superiori! Grazie mille Laura! Il fatto che gli studenti non leggano è gravissimo e imperdonabile. Vero che il libro della Atwell è una rivelazione? Almeno per me lo è stato! E’ vero, noi di lettere abbiamo una grande opportunità grazie alle numerose ore che trascorriamo con i ragazzi ogni settimana: dobbiamo proprio cercare di non sprecarla limitandoci a trasmettere informazioni. Sono in ogni caso sicura che prof. come te e Anna possano riuscire a fare tanto anche con 3 ore settimanali, perfino miracoli! Quello che conta è come dici tu, l’entusiasmo: prima di tutto quello dei docenti! Un abbraccio e a presto
Dovremmo creare la nostra scuola! Che sogno! Baci
Davvero! Ogni tanto fantastico anch’io su questo tema!
Gentile prof. Poletti, volevo ringraziarla e portarle tutta la mia ammirazione per la passione e la gioia che lei trasmette in ciò che scrive.
Sono il papà di Filippo, suo alunno di 1 D. In queste prime settimane mi sono chiesto diverse volte come mai mio figlio fosse così entusiasta della scuola. Nelle settimane di avvicinamento al fatidico 15 Settembre, ovunque sentivi commenti su prof severi/e, carichi di lavoro massacranti e roba del genere.
Invece ho visto Filippo essere sereno fin dal primo giorno e attratto da questo nuovo mondo, da questa nuova realtà di apprendimento e di cultura e, addirittura, di essere subito pronto e reattivo fin dalle 7 del mattino quando suona la sveglia.
Non nego di essermi posto qualche domanda sul come mai non fosse ancora tornato a casa raccontando di interrogazioni, voti, compiti in classe, verifiche su verifiche, anche in virtù di confronti fatti con ragazzi di altre classi che fino allo scorso anno erano alle elementari con lui.
Adesso tutto mi è più chiaro leggendo quanto da lei scritto e la ringrazio ancora per questa positiva ventata di aria nuova che lei porta nel metodo di insegnamento dei nostri ragazzi.
Con stima…… buon lavoro.
Gentile sig. Giordano,
la ringrazio per essersi preso il tempo di leggere e soprattutto di scrivere: questo articolo è nato anche pensando a voi genitori! Immaginavo le vostre domande e mi premeva che capiste come abbiamo trascorso il nostro tempo in classe. Mi rende felicissima sapere che Filippo è sereno e motivato, due condizioni essenziali per riuscire ad apprendere e soprattutto per crescere bene. Naturalmente il merito va a tutto il team di colleghi della ID che sono super e ai ragazzi stessi che hanno saputo accogliere le proposte e collaborare tra loro fin dal primo giorno! Sono certa che il percorso continuerà in modo positivo e con tante soddisfazioni! Ci vediamo la prossima settimana, così potremo confrontarci anche di persona. Grazie ancora e buona serata.
Ciao, mi ritrovo, cosa non ho fatto? Tutto quello che ogni istante di disagio e di disapprovaxione dei miei alunni ricordavo. E’ vero, se fai i test li classifichi e loro sono sconfitti perche’ senza neppure iniziare sono gia’ li’ sul patibolo. Faticosissimo stare in classi ad isole, non sembra ma ci vuole fegato ma il guadagno e’ enorme. Per loro sono tutte vittorie perche’ basta un’occhiata o uno scambio e quello che sembrava uno scoglio insormontabile si riduce in micro ostacolo e via un’altra tappa e’ conquistata.
Sì, anch’io mi guardo bene anche dal definire io cosa si fara’ quest’anno, certo che tengo in mente i grandi concetti e i contenuti ma come si formera’ la tela lo definira’ la storia della classe, con buona pace di chi pensa di poter calare su una classe come fossimo unni, un abbraccio
Ahahah, mi è piaciuta molto l’immagine degli insegnanti unni! E’ vero, a volte ne possediamo la delicatezza! 🙂 Vero, dobbiamo saperci adattare alla classe e saper modificare ciò che ci siamo proposte di fare. Però pianificare è importante e più ancora progettare, studiare noi stessi. L’improvvisazione certo non paga, ma non credo assolutamente che tu intendessi questo. Vero, la gestione delle classi ad isole è molto faticosa per il docente, ma funziona, proprio come dici tu! Grazie per aver scritto e a presto!
E anche stavolta, Jenny, mi hai fatto commuovere ed emozionare perchè tutte le volte che ti leggo, ti ascolto, ci leggiamo, ci ascoltiamo sento che il percorso che stai percorrendo è quello giusto, ma proprio giusto (l’unico sensato, per altro) per insegnare ai ragazzini di oggi, adulti di domani, a vivere, a pensare, a progettare, ad essere cittadini consapevoli della società della conoscenza. E il bello è che insegnare così, secondo la metodologia laboratoriale (scrittura e lettura) e attraverso compiti di realtà, è più coinvolgente e più appassionante!!! Non ci sono paragoni e non si torna indietro…
Unico effetto collaterale: delirio da sovraesposizione ai raggi della didattica aumentata. Eh… però è nella follia che sta il genio…
Cara compagna di viaggio, vivere insieme questa folle sovraesposizione è un’avventura entusiasmante! Grazie di essere salita a bordo!
Sono emozionata e commossa. Sono contenta della stima che riscuoti, penso a come sei fortunata ad avere una vita cosi piena e ricca di incontri. Di contro ho paura che non possa sempre trovare persone che ti comprendano, ma so che hai uno scudo forte, quello del gusto di vivere che sempre ti salverà dai malintenzionati. Trasmetti ai tuoi studenti questa tua dote preziosa, sono pochi gli adulti che sanno trasmettere il bello di vivere ed essere contenti della vita è il primo modo per dire grazie a Dio padre che ci ha creati, una preghiera grande. Ciao, la mamma
Ciao mamma,
questo gusto per la vita lo devo in gran parte a te! Le mie spalle sono abbastanza larghe, ma quando si incurvano, ho sempre la mia Vergani che mi sostiene e anche il Mr Poletti! E poi tu sai che mi ricarico subito grazie ai miei studenti e alle belle persone che ho incontrato sul mio cammino. Un abbraccio forte forte e stai lontana dai letti sopraelevati o perlomeno visitali senza aspirapolvere! 😉
Gent.le prof.ssa,
mi imbatto in quest’articolo quasi per caso e subito ho visto una luce nella sue parole, la stessa luce che mi guida verso i miei figli. Ho due bimbi di 11 e 9 anni e ciò che mi ha trasmesso con la sua esperienza di prima media è proprio l’indirizzo che vorrei prendesse la scuola dei miei figli. L’anno scorso mi sono impegnata come rappresentante a portare nella nostra scuola di paese la lettura e la scrittura creativa invitando persone esperte che si sono prestate gratuitamente ad una esperienza a detta loro, unica e coinvolgente. Anche le docenti si sono tanto meravigliate della bellissima piega che ha preso questa iniziativa, tanto che la ripeteremo anche quest’anno. Sono stati coinvolti gli alunni della primaria e secondaria di primo grado. Siamo partiti dalle fiabe e arrivati ai racconti di vita vissuta. L’emotività che ha travolto l’intero progetto si poteva toccare con mano e anche i genitori sono stati riconoscenti. Perciò Le dico continui così, i nostri ragazzi hanno bisogno di stimoli non di essere incastrati in prototipi vetusti e obsoleti. Ancora grazie, leggerLa fa bene all’anima e dà molto coraggio in ciò che si fa.
Grazie signora, per le sue parole e per il suo coinvolgimento nella scuola: abbiamo bisogno di genitori così! Lettura e scrittura, se portate nel modo giusto e con le strategie giuste diventano non solo coinvolgenti e anzi travolgenti come avete notato anche voi. Procediamo per questa strada insieme e continuiamo a confrontarci! A presto
Grazie Jenny!
Lo stesso entusiasmo che trasmetti ai tuoi allievi lo trasmetti a noi.
È’ questa la scuola in cui credo fermamente.
La scuola del cuore , della mente , delle mani….
Grazie Jenny
Grazie mille, è reciproco. Siete un gruppo fortissimo e mi date sempre la carica! Ci vediamo presto! Un abbraccio
Buongiorno,
dico solo una cosa: FINALMENTE!
Sono un’ insegnante di scuola primaria e ho sempre impostatoil mio lavoro sulla relazione, sul ragionare e, principalmente, sulle emozioni! A discapito del programma di grammatica, dei test d’ ingresso? SI’!! A discapito delle verifiche strutturate nelle classi parallele, come se le classi fossero tutte uguali? Ebbene, si’!Ho impostato il mio lavoroanzi la mia “Passione”, perhe’ di questo si parla, sul PENSIERO ATTIVO. Certo, e’ piu’ facile dare la schedina o la paginetta e’ meno impegnativo che andare a scavare, scavare e poi scavare per far si’ che loro nn si fermino all’ apparenza, che nn diano niente per scontato, che si emozionino e che keggano con “la testa e con il cuole” non solo con gli occhi. Da 2 settimane ho iniziato a leggere, avendo una quinta, il libri”per questo mi chiamo Giovanni” Non posso dirvi a parole la soddisfazione che provo. I miei ragazzi, fanno delle riflessioni allucinanti, appassionate seguite anche da emozione…… cmq scrivo per ringraziarti, anche perche’mi sonosentita meno sola nella mia lotta al “NON PENSIERO” … VADO A PREP, E’ TARDISSIMOOOO. ROSSANA CECCIO
Ciao Rossana,
grazie per le tue riflessioni e per il tuo lavoro. Mi piace molto quando parli di lettura “con la testa e con il cuore” e sento il tuo entusiasmo che nasce da un lavoro appassionato con i ragazzi. Lo condivido anch’io ed è quello che mi dà la carica per proseguire, nonostante la fatica di un lavoro meno strutturato, meno fisso (le schedine) e quindi più difficile. Fammi sapere come procede! A presto e buon lavoro
Buonasera,
rieccomi!!! la scuola è giunta al termine già da un po’ e i miei bambini sono pronti per un nuovo viaggio: le medie.
E’ stato un anno pieno di impegni svolti con serenità e allegria.
Devo dire, quindi, che il percorso è andato benissimo e si è concluso con una recita sulla mafia con momenti ironici: bambini toscani che hanno imparato il siciliano e momenti forti come la coreografia del balletto sulla canzone “PENSA”. CHE DIRE È STATO IMPEGNATIVO MA BELLISSIMO. la cosa più significativa, oltre questo momento conclusivo è il fatto che i miei ragazzi si sono talmente appassionati sull’argomento che loro stessi hanno scritto delle lettere da mandare alla FONDAZIONE GIOVANNI E FRANCESCA FALCONE di Palermo con il video della recita. Sono davvero orgogliosa di loro e lasciarli andare non è stato per nulla facile…
Buone vacanze, Rossana
Grazie Jenny, le tue riflessioni e le tue esperienze sono linfa per me!
Quest’anno abbiamo ricominciato il laboratorio di scrittura ispirato dalla tua Formazione presso il nostro Istituto Comprensivo . Le difficoltà non mancano, come in ogni cammino, ma l’entusiasmo è sempre tanto!
Grazie di tutto!
Ciao
Alessandra
A Cadeo siete grandi, sempre i più coraggiosi! Mi piacerebbe sentire come sta andando e fare quattro chiacchiere, spero di riuscire a venire presto da voi! Un abbraccio e buon lavoro
Ecco cosa ho fatto nel primo mese di scuola: sono entrata (catapultata da scelte dirigenziali) in una terza nuova; ho cercato di conoscerli, creato una classe virtuale dove scambiare idee e, perché no, compiti; ho messo da parte l’antologia e stiamo creando un ‘nostro’ quaderno antologico per discutere di orientamento e di futuro; li ho fatti scrivere e parlare; ho anticipato che cosa avrei voluto chiedere loro nel primo tema in classe, abbiamo aggiustato il tiro e abbiamo creato insieme una rubric per valutarlo, dando a ogni voce dei ‘pesi’ diversi a seconda di quello che sembrava più o meno importante in una terza media; abbiamo visto film, letto due libri di narrativa…
Poi c’è stata la riunione con i genitori: mi hanno detto che non capiscono come faccio a valutare, che i ragazzi non sono abituati al mio metodo e mi devo adeguare a quello che hanno sempre fatto; tre dei miei alunni di questa terza sono appena stati inseriti d’imperio in un progetto che li porterà fuori di classe per un giorno (o più?) la settimana e a fare gli esami in un CPIA; tre o quattro alunne passano il tempo a guardarsi allo specchio e se si tenta di coinvolgerle in una qualsiasi attività sbuffano e scrivono parolacce sui quaderni con pennarelloni neri; siamo stati messi in un’aula che ha lo spazio per quattro banchi davanti alla cattedra e per otto file di banchi dalla cattedra alla porta; quando sposto in blocco il gruppo classe per lavorare ai tavoloni dell’aula di tecnologia in gruppi più piccoli vengo sgridata dalla dirigente perché poi i bidelli devono pulire anche lì…
Mi spiace (e mi scuso per) non aver spedito un commento felice ed entusiasta come gli altri qui sopra ma… non mi sento tanto felice ed entusiasta 🙁
Cara collega,
mi piace molto il percorso che tu hai impostato con i tuoi ragazzi. Per esperienza so quanto sia difficile prendere una classe alla fine del triennio, specialmente quando il metodo e l’approccio in precedenza erano completamente diversi. Da quello che racconti all’inizio mi pare però di capire che ci siano state anche risposte positive da parte degli studenti, oltre ai problemi che citi in seguito. Mi piacerebbe poter essere tua collega per poterti sostenere e incoraggiare, ma lo posso fare solo da lontano: spero ti arrivi comunque un pochino di carica! Continua così e tieni duro: la strada è quella giusta (ascoltare, coinvolgere i ragazzi, costruire insieme, utilizzare una modalità laboratoriale) e sono sicura che avrai i risultati che meriti. Credo per quanto riguarda i genitori che sia fondamentale documentare, condividere e informare. Hai pensato all’idea di creare un blog, oppure a qualche altra forma di comunicazione? Devono imparare a conoscerti e capire ciò che fai; devi far capire loro che sai ciò che fai e soprattutto che lo fai per i loro figli. QUando lo sentono si mettono tranquilli. Perché non far anche organizzare ai ragazzi una presentazione per i genitori su ciò che state facendo per l’orientamento? Se ti può servire, puoi magari consultare il progetto orientamento che trovi qui: https://www.haikudeck.com/project-based-learning-in-classe-uncategorized-presentation-PHzaVMCMYH
Anche io l’anno scorso ho avuto una terza che non conoscevo in precedenza ed è stata dura, soprattutto all’inizio, ma poi le cose sono migliorate. Tieni duro e non mollare sull’uso dell’aula di tecnologia, usa la creatività e gioca sul loro terreno per coinvolgere le truccatrici, sono sicura che troverai un modo! 😉
Un abbraccio e teniamoci in contatto,
Jenny
Gentile Jenny,
sono una supplente di lettere di terza fascia e madre di una bambina che frequenta la prima media. Mi figlia ha avuto la fortuna di avere un’insegnante di lettere il cui metodo ritrovo perfettamente nelle parole con cui descrivi la tua attività. Ho provato io stessa ( che sono sempre molto favorevole, ad esempio, all’apprendimento cooperativo) ad applicare alcune strategie nelle classi dove faccio supplenze brevi con risultati sorprendenti da parte dei ragazzi (seppur con i limiti impliciti di supplenze che si aggirano intorno alle due settimane di lezione).
Mia figlia è felicissima di andare a scuola, si sente accettata e valorizzata. E’ sempre stata brava nelle materie letterarie , ma adesso è felice di andare a scuola e di studiare e , soprattutto cominci a relazionarsi con i compagni in modo sano e corretto.
Tuttavia ho dovuto constatare con SGOMENTO la terribile ostilità ed il mobbing che la bravissima collega sta subendo a causa di una visione condizionata da parte degli altri genitori che si preoccupano in quanto la classe appare INDIETRO col programma ed i contenuti appaiono troppo giocosi ed edulcorati per loro, che ritengono che lo studio debba avere una connotazione punitiva o provocare fatica, paura e sofferenza ai figli. Disegnare, agire, drammatizzare , vengono considerate cose poco costruttive e “da piccoli”…. addirittura umlianti (!!!)
Io ed altri genitori stiamo tentando in tutti i modi di supportare la professoressa , ma mi rendo conto che le “voci di corridoio” ed i preconcetti ( aggravati inoltre dal suo forte accento ed all’aspetto stravagante ) cominciano a diffondersi in modo virale….
LA mia domanda è se tu ti sei trovata a dover affrontare la diffidenza dei genitori e come hai affrontato la questione.
Grazie!!
Con stima ed ammirazione
Buongiorno,
fortunatamente finora non mi è mai capitato di dover affrontare critiche pesanti da parte di genitori (può darsi naturalmente che semplicemente non mi siano arrivate, però…). Anzi, in generale i genitori che ho incontrato hanno mostrato apprezzamento nei confronti di questa modalità seppure nuova per loro.
Credo che per i genitori sia molto importante la comunicazione: se noi docenti spieghiamo la metodologia che intendiamo adottare e mostriamo le prove del fatto che è supportata da studio e ricerca e quindi da una seria professionalità, mi pare abbastanza difficile che si scatenino reazioni così violente. Anche se però dovesse succedere credo che cercherei comunque la strada della comunicazione e della mediazione.
Attenzione, mediazione che secondo me deve essere cercata prima di tutto nella nostra didattica: tra competenze e contenuti, tra serietà e necessità di lavoro anche faticoso e carattere ludico di alcune attività, tra lavori di gruppo e sforzo individuale. Insomma, è una faccenda da funamboli!
Poi secondo me è importante anche che i genitori vedano ciò che fanno i figli a scuola, quindi è imperativo documentare le attività. Funziona tanto progettare incontri in cui gli alunni stessi presentano i loro lavori ai genitori: noi lo abbiamo fatto l’anno scorso con gli studenti di terza media ed è stato emozionante. I ragazzi avevano volontariamente preparato presentazioni multimediali per illustrare i vari progetti, mostrando di averne colto anche l’utilità e poi hanno condotto loro stessi l’incontro, lasciando i genitori a bocca aperta!
Magari prova a suggerire alla brava collega qualcosa di simile per far comprendere meglio ai genitori il senso del suo lavoro!
Un abbraccio e in bocca al lupo!
Sono davvero felice di aver trovato questo blog. Condivido pienamente le intenzioni, le modalità d’insegnamento e le esperienze. Non mi sento più sola! Grazie di esserci!
Maria Cristina
Sono felice anch’io, Maria Cristina! Dove insegni? Sai che abbiamo anche un gruppo Facebook, Italian Writing Teachers, vero? Un abbraccio e buone vacanze