Nove proposte per tenere accese le stelle e spegnere il cinismo
Jenny Poletti Riz
Pubblicato il 10 Febbraio 2016
Se non la smettiamo qui finisce molto male.
“In Italia è tutto uno schifo. I politici sono corrotti e sono la rovina del paese. C’è la crisi. Le tasse sono troppo pesanti. Non si può più stare sicuri a casa propria. E tutti questi immigrati che ci rubano il lavoro?”
E via così, con altre cento, mille lamentele. In una litania senza fine, giorno dopo giorno.
Nel nostro paese oggi regna la cultura della lagna. Se non sei cinico, disincantato, disilluso, sei out. Se non vedi che tutto è irrimediabilmente marcio, in te c’è qualcosa che non va.
Il nichilismo è sovrano.
Sapete cosa c’è?
Tutto questo sta distruggendo i nostri figli.
In terza media chiedo sempre: “Quali sono i vostri sogni?”. E da qualche anno vedo aumentare gli sguardi persi o peggio gli sguardi di commiserazione per la prof. che fa domande sceme. Ma quali sogni?
Ormai diminuiscono anche le risposte classiche: “Voglio fare il calciatore”.
Non hanno più il coraggio di sognare. “Non lo so, prof.: di sogni non ne ho”.
E chi ne ha, spesso li tiene nascosti, quasi se ne vergogna. Oppure ha paura che facendoli comparire alla luce del sole potrebbero essere disintegrati dalla nube tossica che aleggia sopra le nostre teste.
Gli sdraiati. Certo, li vedo anch’io, e cominciano a sdraiarsi sempre prima. Sono piallati dal nostro malumore continuo. L’assenza di speranze degli adulti, l’abitudine continua a vedere il brutto, il male ovunque li ha trasformati in vecchi raggrinziti.
A 13 anni sono cinici. O almeno troppi di loro lo sono.
Ecco cosa siamo riusciti a fare. Certo, ci siamo impegnati in molti modi, ma attribuisco una buona fetta di merito a questo spirito, a questo atteggiamento distruttivo verso il mondo dei loro modelli adulti.
E a me si accartoccia il cuore a vedere quegli occhi vuoti, quella fatica estrema a trovare le energie per agire in ragazzi che dovrebbero scoppiare di vitalità.
Quindi lancio un appello ai genitori e ai miei colleghi insegnanti soprattutto. Vi prego, basta cinismo, basta lamentele, basta negatività.
Vi imploro, smettiamola tutti quanti. Cambiamo gli occhiali attraverso cui vediamo la vita, altrimenti li perderemo: perderemo i nostri studenti, i nostri figli, il nostro futuro.
La scuola ha il dovere di far nascere curiosità, mostrare la bellezza di cui è ed è stato capace l’uomo, insegnare a ragionare, dare gli strumenti e la spinta per migliorare ciò che al mondo non funziona.
Quindi noi insegnanti abbiamo il dovere, qualunque sia la nostra opinione sulla 107, su Renzi, sul PNSD o su questa o quella riforma, di trasmettere entusiasmo e passione con il nostro esempio prima di tutto. Con il nostro modo di affrontare il lavoro, la quotidianità, con l’espressione con cui entriamo in classe ogni giorno. Loro ci guardano.
Siamo educatori, abbiamo il compito di costruire, di sostenere, di accompagnare. Diamo dunque spunti positivi. Diamo in mano ai ragazzi la possibilità di agire, facendo loro capire che ci crediamo, che siamo convinti che le cose possano cambiare.
Come possiamo farlo concretamente? Come già detto, prima di tutto con il nostro esempio, con il nostro modo di muoverci nella vita di fronte agli studenti, di fronte agli adolescenti e ai bambini.
Ma vediamo anche alcuni spunti legati alla didattica:

Attività anti-sdraiati
- Aumentiamo il coinvolgimento attivo degli studenti in classe con una didattica laboratoriale, in qualsiasi disciplina. Questo evita lo spegnimento di occhi e cervello e l’affossamento lento e progressivo verso la posizione orizzontale.Vi dissotterro per lo scopo un post e una presentazione che danno nello specifico idee per adottare un approccio laboratoriale alla didattica dell’italiano.
- Riduciamo il tempo in cui siamo noi a parlare. Lasciamo parlare gli studenti tra loro, con noi insegnanti in colloqui individuali e di piccolo gruppo e anche di fronte a tutta la classe, per illustrare un lavoro che hanno realizzato o esporre un’idea. In questo periodo, ad esempio, i miei ragazzi stanno conducendo quelle che noi chiamiamo “booktalk”, cioè presentazioni di libri che hanno appena letto e io sto dedicando molto tempo a condurre colloqui individuali di valutazione di fine quadrimestre a partire dall’analisi di due questionari, uno sulla scrittura e uno sulla lettura a cui gli studenti hanno risposto in anticipo.
- Aumentiamo la possibilità di scegliere dei nostri studenti, di far sentire la loro voce. Chiediamoci sempre: “In questa attività, in questo progetto, nel mio modo di fare lezione, come posso aumentare lo spazio di scelta dei miei studenti?”. Proponiamo attività e progetti in cui siano gli studenti a dover prendere decisioni, a proporre idee, a organizzare iniziative: molto efficace come misura anti-sdraiati è la didattica per progetti, il project based learning, perché richiede un coinvolgimento attivo, il lavoro di gruppo, la presa in carico di un progetto da parte di un team di lavoro formato da studenti. Qui due esempi di project based learning in classi di scuola media: uno ha come tema la gentilezza, l’altro l’orientamento. In entrambi i casi la possibilità di decidere per gli studenti e il loro coinvolgimento nel processo sono stati molto forti e in entrambi i casi vi era un aspetto educativo legato all’altruismo e al senso della comunità.
- Proponiamo attività con lo scopo di far nascere o sviluppare un senso di gratitudine per tutto ciò che abbiamo, per la bellezza che possiamo trovare in ogni vita. Perché la gratitudine, e lo dicono gli scienziati, è un antidoto potentissimo alla depressione e quindi a maggior ragione alla sdraiataggine. Vi propongo, sul tema della gratitudine, il racconto di una bellissima esperienza della stimata collega, Simona Martini.
- Troviamo modi creativi per aumentare nei nostri studenti il senso di appartenenza ad una comunità. Offriamo spunti, creiamo occasioni a scuola perché possano, fin da piccoli, intervenire in modo concreto nella comunità e sul territorio per migliorarne un aspetto, per far loro sentire che possono “incidere”, lasciare un segno sul loro mondo. A proposito di questo, insieme ad alcuni colleghi della mia scuola, ho pensato di realizzare nel secondo quadrimestre questa attività di Guerilla Gardening e graffitismo -legali, sia ben chiaro-, chiamata “Mamma li vandali” Pur essendo solo una bozza, condivido la consegna per i ragazzi, molto in fieri.
- Coltiviamo il senso di altruismo in ogni modo possibile, prima di tutto favorendo in classe un clima di collaborazione, proponendo frequenti attività di peer tutoring o di gruppo, ma anche progetti che abbiano una ricaduta pratica, ad esempio in collaborazione con associazioni di volontariato del territorio. Credo infatti che il senso di isolamento, l’individualismo e l’egoismo sfrenato ed autoreferenziale della nostra società siano strettamente correlati alla famigerata malattia.
- Abituiamo i nostri studenti ad esprimersi, a dire la loro opinione, anche se non è sempre comoda per noi, anche se la loro voce a volte stride, è ipercritica, poco razionale. Insegniamo a esporre le loro opinioni in modo corretto ogni contesto, anche formale. Insegniamo ad usare la parola e la scrittura per condurre battaglie piccole e grandi, come in questo caso. L’anno scorso ho chiesto ai miei studenti di terza di dirmi cosa volevano cambiare della scuola e poi li ho invitati in consiglio di classe ad esporre le loro proposte. Diverse sono poi state messe in atto, con loro grande soddisfazione.
- Forniamo il più spesso possibile esempi e modelli positivi di uomini e donne della storia, della letteratura, della nostra città e chiediamo ai ragazzi di approfondire la loro conoscenza, come ha fatto la mia collega ed amica Anna Laghigna con un bellissimo progetto sugli eroi dei nostri tempi. Non dimentichiamo esempi di ragazzi e bambini coraggiosi o eccezionali che hanno fatto qualcosa di speciale, come quella che si vede in uno dei video suggeriti in questa attività intitolata “Cambiamo il mondo… a partire da noi!”
- Facciamo leva su una delle armi più potenti che abbiamo nel nostro arsenale: la lettura. Se i nostri studenti diventano lettori appassionati a vita abbiamo una probabilità molto più alta di mantenerli con la schiena dritta, gli occhi luccicanti e la mente in movimento. E poi, se non leggono, dove possono scoprire del mondo che c’è, che c’era e che ci potrebbe essere? E allora questa deve diventare una priorità a scuola, più dell’Invalsi, più della grammatica. Iniziamo a dedicarci più tempo in classe, con la ferma intenzione di far entrare la lettura nel quotidiano dei nostri studenti. Facciamo sì che abbiano occasioni di scambiarsi libri, di presentare libri, di discutere di libri, di scrivere di ciò che leggono. E qui il discorso sarebbe lungo ma mi fermo, per ora, con un consiglio.di lettura adatto al contesto: i libri di Mario Calabresi “Cosa tiene accese le stelle” e “Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa. Storie di ragazzi che non hanno avuto paura di diventare grandi“. Sono un efficacissimo antidoto alla scomparsa della speranza nel futuro.
Cosa tiene accese le stelle di Mario Calabresi
Perché poi i ragazzi sono ancora ragazzi e basta poco per accendere il loro spirito. Leggete infatti cos’ha scritto un mio studente di terza media dopo l’attività “Cambiamo il mondo… a partire da noi!”.

Il pensiero di uno studente dopo la lezione “Cambiare il mondo… a partire da noi”
Il mio appello è che oggi ciascuno di noi si chieda: come posso aiutare i miei figli e i miei studenti a diventare selvaggi con la voglia di cambiare il mondo? Qual è la vostra idea per la proposta numero dieci? Vi passo la parola!
Tag: cinismo
AbbracciarTi d’impulso! Brava Jenny!
Amica mia! Smack!
Complimenti Jenny!! Davvero concordo in pieno con le tue parole?…ora co divido e “ti rubo” qualche suggerimento! Grazie
Ma volentieri! Facci poi sapere come va! Un abbraccio
Grazie Jenny, leggerti da sollievo al cuore. Per la proposta numero 10: facciamoli giocare, il gioco è un’arma potentissima: crea comunità, sprigiona entusiasmo, permette di apprendere divertendosi, libera le emozioni.
A presto.
Francesca
Gioco: approvo in pieno!
Stimolante il tuo intervento! Lo condivido in pieno in ogni punto. Proposta n. 10: sfidiamo i nostri alunni ad affrontare prove impegnative, non semplifichiamo e banalizziamo, offriamo tutti gli strumenti per riuscire, ma lasciamo che siano loro ad affrontare la sfida. Magari in gruppo (rivoluzionamo lo spazio classe: basta file asettiche e banchi isolati, creiamo isole di lavoro). E non dimentichiamoci di dichiarare apertamente che abbiamo fiducia in loro, che sappiamo che ce la possono fare…
Bello, mi piace! Anch’io non sono per niente dell’idea di livellare tutto verso il basso, anzi! Ma è giusto quello che dici: fondamentale che sentano la nostra fiducia in loro. E in generale. 🙂
Mi é venuto in mente un fumetto che leggevo da bambina dove il protagonista con le dita delle mani formava due anelli che portava poi sul viso dicendo di indossare “gli occhiali fantasmagorici” e… tutto diventava ROSA. Mi piaceva imitarlo… Dopo aver letto questo articolo proporrò questo giochino a scuola ai miei alunni della primaria per evitare che diventino “sdraiati”. Grazie ?
Ecco, io proporrei quel giochino soprattutto a colleghi e adulti in generale! 😉
Qui, come al solito nei tuoi post, cara Jenny, c’è materiale per almeno tre anni scolastici.
Il ‘mio’ punto 10? Valorizzare nei ragazzi l’espressione della loro creatività: poesia, arte, musica. Spesso la scuola soffoca questo aspetto in nome di una presunta ‘efficienza’, per me invece dovrebbe essere uno spazio in cui si possa far sbocciare la bellezza fine a se stessa perché i ragazzi ne capiscano il valore: la bellezza (la poesia in particolare!) salva la vita e ce ne fa intravedere una migliore e più degna di essere vissuta.
Carissima Sara, condivido. Mi piacciono molto le tue parole e quello che le ha fatte nascere. In particolare è vero ciò che dici sulla poesia: è davvero potente se portata nel modo giusto. Noi stiamo iniziando ora l’unità ed è stata un’esplosione inaspettata, di cui sono felicissima!
Grazie, Jenny!
Come sempre mi dai stimoli positivi. Ho avuto un inizio di anno molto difficile e ho le orecchie basse: una mia studentessa di terza media è morta improvvisamente per un infarto appena rientrati dalle vacanze natalizie. Non mi era mai capitato prima di dover gestire il lutto, mio e dei miei studenti. Molti di loro erano ‘sdraiati’ prima di questo evento e adesso è una gran fatica anche solo tenerli focalizzati su qualsiasi attività e solo da pochi giorni abbiamo ripreso un po’ ad imparare insieme. Attraverso questa tragica esperienza ci siamo però conosciuti di più e sono state proprio alcune attività laboratoriali proposte da due competenti psicologhe che ci hanno aiutato molto ad esprimere il dolore, le paure, la perdita di senso e di futuro che la morte di una ragazza giovane scatena. Abbiamo anche scoperto quali sono le nostre risorse personali, quanto fa bene agli altri vicino a noi ascoltare il racconto delle nostre più profonde emozioni e anche delle nostre difficoltà. La parola condivisa, il raccontare quello che davvero sentiamo e che ci importa è sempre una cura per sé e per gli altri.Quindi sono d’accordo con te: la grammatica è solo un piccolo strumento che acquista valore solo se apre una più articolata espressione di sé, del mondo e contribuisce a dar ali ai sogni dei ragazzi.
Susi
Grazie Susi, per questa testimonianza così forte. Quello che è capitato a voi è un evento estremo e davvero difficile da gestire, ma voi state facendo la scelta coraggiosa di affrontare e non insabbiare. State camminando e non sembrate per nulla sdraiati, nonostante la prostrazione del dolore. Complimenti!
Concordo con tutto quello che hai scritto :la speranza é il soffio vitale indispensabile nella costruzione del futuro
Anch’io ne sono tanto tanto convinta. Grazie!
Sei semplicemente fantastica, ci vorrebbero 10, 100, 1000 Jenny, in tutte le scuole d’Italia!
Be’, Luisella, sei troppo gentile, ma meglio di no, anche se Amazon certamente ringrazierebbe! 😉
In attesa di una scuola che è di là da venire e che forse non verrà mai, (almeno è difficile che noi vecchi insegnanti potremo vederla!) si può lavorare per progetti, costruire isole (spazio/temporali) di scuola del futuro; motivare gli studenti, fargli fare qualcosa di significativo e farli crescere. Non possiamo abbandonare una generazione nell’attesa di una rivoluzione che forse non verrà! E’ giusto lamentarsi di quello che non c’è, delle pecche dell’ultima legge … ma occorre anche rimboccarsi le maniche e provare a dare un senso al nostro stare a scuola! Hai ragione:
“… noi insegnanti abbiamo il dovere, qualunque sia la nostra opinione sulla 107, su Renzi, sul PNSD o su questa o quella riforma, di trasmettere entusiasmo e passione con il nostro esempio prima di tutto. Con il nostro modo di affrontare il lavoro, la quotidianità, con l’espressione con cui entriamo in classe ogni giorno. ”
Nelle pieghe (piaghe) della scuola così com’è: un pugno di insegnanti, un dirigente compiacente, famiglie solidali e ragazzi volenterosi, abbiamo provato a fare prove di futuro: niente ore per discipline, un’aula riorganizzata per i lavori di gruppo, tablet e connessione wifi, una didattica rinnovata costruita intorno a progetti interdisciplinari e compiti autentici.
Tutto è stato fatto lasciando il resto così com’era: organizzazione oraria e per discipline.
Un po’ di buona volontà e un po’ di fantasia hanno reso possibile sperimentare uno spazio di 4 ore in un giorno e 3 in un altro in cui gli studenti lavoravano al progetto del momento (ne abbiamo portato a termine due nel primo anno di sperimentazione: un iBook sul Basso Medioevo e una mostra in realtà aumentata sulla Peste del ‘300 – in via di allestimento -) in uno spazio diverso dalla loro tradizionale aula, con tavoli per i lavori di gruppo, libero accesso alla rete wifi , alle aule di informatica e alla biblioteca della scuola; senza vincoli disciplinari. Il tutto continuando per il resto il corso ordinario della vita scolastica. Ciascuno dei docenti coinvolti ha messo una parte delle sue ore nel progetto, mantenendo la tradizionale programmazione e metodologia per la parte restante del monte ore.
Abbiamo provato ad unire didattica tradizionale con una didattica per competenze. Con difficoltà certo, con mille criticità, ma è un esperimento che (con un po’ di buona volontà) potrebbe essere replicato anche da altri.
Bravissima Jenny! Ti ho conosciuta giovane, ma già molto preparata, entusiasta, originale. Con le tue lezioni di italiano ammaliavi gli alunni!
I genitori della scuola Muratori di Vignola speravano nel tuo ritorno.
Quando una prof. suscita tanto interesse ha già acceso un FIRMAMENTO!
Ti ricordo con affetto.
Cari auguri Ancilla Montagnani
Ciao Ancilla,
ti chiedo scusa se rispondo solo ora, ero convinta di averlo già fatto. Grazie mille per le tue parole: ti ho conosciuta al mio primo anno d’insegnamento e ho un ottimo ricordo di te e di Vignola. Sarebbe bello rivedersi! Un abbraccio grande
Davvero un ottimo articolo finalmente qualcuno che spieghi con chiarezza la didattica laboratoriale con semplicità ed efficacia, credo fermamente in questo tipo di intervento pedagogico e didattico ed è per questo che propongo la massima diffusione. Partecipo a questo dibattito con un mio articolo sull’argomento sperando di fare cosa gradito. Un saluto colleghi.
http://didatticapersuasiva.com/wp-admin/post.php?post=36452&action=edit&message=1
Ti ringrazio moltissimo! Andrò molto volentieri a leggere il tuo articolo.