Se non la smettiamo qui finisce molto male.

“In Italia è tutto uno schifo. I politici sono corrotti e sono la rovina del paese. C’è la crisi. Le tasse sono troppo pesanti. Non si può più stare sicuri a casa propria. E tutti questi immigrati che ci rubano il lavoro?”

E via così, con altre cento, mille lamentele. In una litania senza fine, giorno dopo giorno.

Nel nostro paese oggi regna la cultura della lagna. Se non sei cinico, disincantato, disilluso, sei out. Se non vedi che tutto è irrimediabilmente marcio, in te c’è qualcosa che non va.

Il nichilismo è sovrano.

Sapete cosa c’è?

Tutto questo sta distruggendo i nostri figli.

In terza media chiedo sempre: “Quali sono i vostri sogni?”. E da qualche anno vedo aumentare gli sguardi persi o peggio gli sguardi di commiserazione per la prof. che fa domande sceme. Ma quali sogni?

Ormai diminuiscono anche le risposte classiche: “Voglio fare il calciatore”.

Non hanno più il coraggio di sognare. “Non lo so, prof.: di sogni non ne ho”.

E chi ne ha, spesso li tiene nascosti, quasi se ne vergogna. Oppure ha paura che facendoli comparire alla luce del sole potrebbero essere disintegrati dalla nube tossica che aleggia sopra le nostre teste.

Gli sdraiati. Certo, li vedo anch’io, e cominciano a sdraiarsi sempre prima. Sono piallati dal nostro malumore continuo. L’assenza di speranze degli adulti, l’abitudine continua a vedere il brutto, il male ovunque li ha trasformati in vecchi raggrinziti.
A 13 anni sono cinici. O almeno troppi di loro lo sono.

Ecco cosa siamo riusciti a fare. Certo, ci siamo impegnati in molti modi, ma attribuisco una buona fetta di merito a questo spirito, a questo atteggiamento distruttivo verso il mondo dei loro modelli adulti.

E a me si accartoccia il cuore a vedere quegli occhi vuoti, quella fatica estrema a trovare le energie per agire in ragazzi che dovrebbero scoppiare di vitalità.

Quindi lancio un appello ai genitori e ai miei colleghi insegnanti soprattutto. Vi prego, basta cinismo, basta lamentele, basta negatività.

Vi imploro, smettiamola tutti quanti. Cambiamo gli occhiali attraverso cui vediamo la vita, altrimenti li perderemo: perderemo i nostri studenti, i nostri figli, il nostro futuro.

La scuola ha il dovere di far nascere curiosità, mostrare la bellezza di cui è ed è stato capace l’uomo, insegnare a ragionare, dare gli strumenti e la spinta per migliorare ciò che al mondo non funziona.

Quindi noi insegnanti abbiamo il dovere, qualunque sia la nostra opinione sulla 107, su Renzi, sul PNSD o su questa o quella riforma, di trasmettere entusiasmo e passione con il nostro esempio prima di tutto. Con il nostro modo di affrontare il lavoro, la quotidianità, con l’espressione con cui entriamo in classe ogni giorno. Loro ci guardano.

Siamo educatori, abbiamo il compito di costruire, di sostenere, di accompagnare. Diamo dunque spunti positivi. Diamo in mano ai ragazzi la possibilità di agire, facendo loro capire che ci crediamo, che siamo convinti che le cose possano cambiare.
Come possiamo farlo concretamente? Come già detto, prima di tutto con il nostro esempio, con il nostro modo di muoverci nella vita di fronte agli studenti, di fronte agli adolescenti e ai bambini.

Ma vediamo anche alcuni spunti legati alla didattica:

Attività anti cinismo

Attività anti-sdraiati

  1. Aumentiamo il coinvolgimento attivo degli studenti in classe con una didattica laboratoriale, in qualsiasi disciplina. Questo evita lo spegnimento di occhi e cervello e l’affossamento lento e progressivo verso la posizione orizzontale.Vi dissotterro per lo scopo un post e una presentazione che danno nello specifico idee per adottare un approccio laboratoriale alla didattica dell’italiano.
  2. Riduciamo il tempo in cui siamo noi a parlare. Lasciamo parlare gli studenti tra loro, con noi insegnanti in colloqui individuali e di piccolo gruppo e anche di fronte a tutta la classe, per illustrare un lavoro che hanno realizzato o esporre un’idea. In questo periodo, ad esempio, i miei ragazzi stanno conducendo quelle che noi chiamiamo “booktalk”, cioè presentazioni di libri che hanno appena letto e io sto dedicando molto tempo a condurre colloqui individuali di valutazione di fine quadrimestre a partire dall’analisi di due questionari, uno sulla scrittura e uno sulla lettura a cui gli studenti hanno risposto in anticipo.
  3. Aumentiamo la possibilità di scegliere dei nostri studenti, di far sentire la loro voce. Chiediamoci sempre: “In questa attività, in questo progetto, nel mio modo di fare lezione, come posso aumentare lo spazio di scelta dei miei studenti?”. Proponiamo attività e progetti in cui siano gli studenti a dover prendere decisioni, a proporre idee, a organizzare iniziative: molto efficace come misura anti-sdraiati è la didattica per progetti, il project based learning, perché richiede un coinvolgimento attivo, il lavoro di gruppo, la presa in carico di un progetto da parte di un team di lavoro formato da studenti. Qui due esempi di project based learning in classi di scuola media: uno ha come tema la gentilezza, l’altro l’orientamento. In entrambi i casi la possibilità di decidere per gli studenti e il loro coinvolgimento nel processo sono stati molto forti e in entrambi i casi vi era un aspetto educativo legato all’altruismo e al senso della comunità.
  4. Proponiamo attività con lo scopo di far nascere o sviluppare un senso di gratitudine per tutto ciò che abbiamo, per la bellezza che possiamo trovare in ogni vita. Perché la gratitudine, e lo dicono gli scienziati, è un antidoto potentissimo alla depressione e quindi a maggior ragione alla sdraiataggine. Vi propongo, sul tema della gratitudine, il racconto di una bellissima esperienza della stimata collega, Simona Martini. 
  5. Troviamo modi creativi per aumentare nei nostri studenti il senso di appartenenza ad una comunità. Offriamo spunti, creiamo occasioni a scuola perché possano, fin da piccoli, intervenire in modo concreto nella comunità e sul territorio per migliorarne un aspetto, per far loro sentire che possono “incidere”, lasciare un segno sul loro mondo. A proposito di questo, insieme ad alcuni colleghi della mia scuola, ho pensato di realizzare nel secondo quadrimestre questa attività di Guerilla Gardening e graffitismo -legali, sia ben chiaro-, chiamata “Mamma li vandali” Pur essendo solo una bozza, condivido la consegna per i ragazzi, molto in fieri.
  6. Coltiviamo il senso di altruismo in ogni modo possibile, prima di tutto favorendo in classe un clima di collaborazione, proponendo frequenti attività di peer tutoring o di gruppo, ma anche progetti che abbiano una ricaduta pratica, ad esempio in collaborazione con associazioni di volontariato del territorio. Credo infatti che il senso di isolamento, l’individualismo e l’egoismo sfrenato ed autoreferenziale della nostra società siano strettamente correlati alla famigerata malattia.
  7. Abituiamo i nostri studenti ad esprimersi, a dire la loro opinione, anche se non è sempre comoda per noi, anche se la loro voce a volte stride, è ipercritica, poco razionale. Insegniamo a esporre le loro opinioni in modo corretto ogni contesto, anche formale. Insegniamo ad usare la parola e la scrittura per condurre battaglie piccole e grandi, come in questo caso. L’anno scorso ho chiesto ai miei studenti di terza di dirmi cosa volevano cambiare della scuola e poi li ho invitati in consiglio di classe ad esporre le loro proposte. Diverse sono poi state messe in atto, con loro grande soddisfazione.
  8. Forniamo il più spesso possibile esempi e modelli positivi di uomini e donne della storia, della letteratura, della nostra città e chiediamo ai ragazzi di approfondire la loro conoscenza, come ha fatto la mia collega ed amica Anna Laghigna con un bellissimo progetto sugli eroi dei nostri tempi. Non dimentichiamo esempi di ragazzi e bambini coraggiosi o eccezionali che hanno fatto qualcosa di speciale, come quella che si vede in uno dei video suggeriti in questa attività intitolata “Cambiamo il mondo… a partire da noi!” 
  9. Facciamo leva su una delle armi più potenti che abbiamo nel nostro arsenale: la lettura. Se i nostri studenti diventano lettori appassionati a vita abbiamo una probabilità molto più alta di mantenerli con la schiena dritta, gli occhi luccicanti e la mente in movimento. E poi, se non leggono, dove possono scoprire del mondo che c’è, che c’era e che ci potrebbe essere? E allora questa deve diventare una priorità a scuola, più dell’Invalsi, più della grammatica. Iniziamo a dedicarci più tempo in classe, con la ferma intenzione di far entrare la lettura nel quotidiano dei nostri studenti. Facciamo sì che abbiano occasioni di scambiarsi libri, di presentare libri, di discutere di libri, di scrivere di ciò che leggono. E qui il discorso sarebbe lungo ma mi fermo, per ora, con un consiglio.di lettura adatto al contesto: i libri di Mario CalabresiCosa tiene accese le stelle” e “Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa. Storie di ragazzi che non hanno avuto paura di diventare grandi“. Sono un efficacissimo antidoto alla scomparsa della speranza nel futuro.

    Cosa tiene accese le stelle di Mario Calabresi

    Cosa tiene accese le stelle di Mario Calabresi

Perché poi i ragazzi sono ancora ragazzi e basta poco per accendere il loro spirito. Leggete infatti cos’ha scritto un mio studente di terza media dopo l’attività “Cambiamo il mondo… a partire da noi!”.

Il pensiero di uno studente dopo la lezione "Cambiare il mondo... a partire da noi"

Il pensiero di uno studente dopo la lezione “Cambiare il mondo… a partire da noi”

Il mio appello è che oggi ciascuno di noi si chieda: come posso aiutare i miei figli e i miei studenti a diventare selvaggi con la voglia di cambiare il mondo? Qual è la vostra idea per la proposta numero dieci? Vi passo la parola!