Come ho già scritto in altri post, da alcuni anni ho rivoluzionato il mio stile di insegnamento, in particolare dell’italiano e ho trasformato la mia classe in un laboratorio di scrittura. Per farlo ho studiato e seguito molte indicazioni che mi vengono fornite dai fondatori e contributors americani del metodo Writing Workshop (Lucy Calkins, Nancie Atwell, Donald Murray, Ralph Fletcher, ma anche Penny Kittle, Linda Rief, Carl Anderson: se volete una bibliografia, rigorosamente in inglese, scrivetemi pure).

Laboratorio di scrittura

Presentazione con spunti per introdurre una didattica laboratoriale dell’italiano

Mi preme però specificare che pur decidendo di non adottare il metodo nel suo complesso, se ne possono trarre spunti validi e facilmente applicabili per trasformare la didattica e andare verso la creazione di un ambiente di apprendimento più laboratoriale. Ricordo che anche le Indicazioni Nazionali lo inseriscono tra i principi metodologici suggeriti.

Cos’è esattamente un laboratorio di scrittura?

Mi riferisco al laboratorio in senso rinascimentale dove:

  • c’è un maestro che modella con le sue pratiche e insegna anche in un rapporto individuale con l’apprendista-allievo
  • gli apprendisti-allievi sperimentano tecniche, trascorrono tempo nella pratica, seguendo ciascuno il proprio processo e i propri tempi
  • si creano prodotti veri per un pubblico reale.

Insegnante come “maestro”

Se il maestro modella con la sua pratica, nel laboratorio di italiano deve essere scrittore e lettore di fronte ai suoi studenti. Come?

  • Il maestro di scrittura mostra come si trovano idee, come si applicano tecniche, anche scrivendo in tempo reale davanti alla classe (mostrando alla LIM con l’aiuto di una Docucamera, oppure scrivendo al PC).
  • Aiuta gli studenti mentre scrivono e leggono fornendo suggerimenti pratici e tecniche nel corso di consulenze individuali.
  • Racconta ciò che sta leggendo e condivide le sue riflessioni (mostrando anche il suo taccuino del lettore).

Tempo per la pratica

In un laboratorio gli apprendisti-allievi hanno quotidianamente la possibilità di praticare e lo stesso deve essere per la scrittura. Dobbiamo fornire con regolarità tempo per scrivere e leggere in classe: un minimo di due ore alla settimana (ma meglio sarebbe 3 o 4).
Come può infatti una competenza complessa come quella della scrittura essere appresa in due ore al mese? Mi riferisco qui ai compiti in classe, troppo spesso unica vera occasione per scrivere alla scuola secondaria di primo grado. Ovviamente ci sono anche i compiti a casa che però normalmente si limitano ad esercizi di completamento o di scrittura piuttosto meccanici o comunque già strutturati, offerti dall’antologia.
In entrambe le occasioni, poi, gli studenti scrivono senza il supporto del docente. Quest’ultimo interviene solo al momento della correzione e valutazione. Entrambe le sue azioni hanno una ricaduta limitata sull’apprendimento proprio perché avvengono nel momento in cui l’allievo ha terminato il proprio lavoro. Nel laboratorio ciò cambia drasticamente: l’insegnante diventa consulente e accompagna lo studente in tutto il percorso.

Queste sono solo alcune delle caratteristiche di un laboratorio di scrittura. Ne anticipo altre che saranno affrontate in post futuri: scelta, attenzione al processo, creazione di una comunità di lettori e scrittori.

Nel frattempo, suggerisco di dare un’occhiata a questa presentazione che propone alcune piste e soprattutto domande che ogni insegnante riflessivo si può porre per valutare quanto la sua modalità di insegnamento della scrittura sia laboratoriale ed efficace.