Esami di terza media. Aiuto! Momento terribile e temutissimo, non solo per gli studenti ma anche per gli insegnanti. I ragazzi si trovano a dover affrontare sei scritti e un colloquio orale, i docenti sono costretti a lavorare in team come non sono abituati a fare e spesso emergono tensioni, modi diversi di intendere la scuola e l’insegnamento.

Inoltre questo farraginoso esame dà molto peso alle intelligenze logico-matematica e linguistica e poco a tutto il resto. Non semplice riuscire a far emergere le competenze degli studenti e le loro potenzialità come persone, come individui in crescita.
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Ma quest’anno è stato diverso.

Sono ancora colma delle emozioni che i nostri ragazzi ci hanno regalato. Ci hanno stupito, commosso, elettrizzato. Ho visto lacrime brillare negli occhi di insospettabili e rigorosissimi colleghi.

Voglio raccontare qui perché per me è stata una conferma, perché forse siamo sulla strada giusta e voglio condividerlo, darne testimonianza e soprattutto dare soddisfazione ai miei studenti e ai miei colleghi.

Cosa ha prodotto il cambiamento?

Ovviamente non si tratta solo dell’esame ma del percorso nel suo insieme. Sarebbe però impossibile riprendere il discorso sulla didattica e sull’approccio alla scuola in un breve articolo, quindi vorrei piuttosto concentrarmi su semplici osservazioni legate proprio alla conduzione dell’esame.

Intanto i percorsi multidisciplinari.

La II guerra mondiale, il Giappone, le centrali nucleari: vi suonano familiari come argomenti? Potreste per caso e dico per caso averli sentiti esporre almeno dieci volte nel corso degli ultimi colloqui?

I colleghi della scuola Fermi di Rubiera, pronti anche loro a trovarsi di fronte i soliti percorsi, ormai imparati a memoria, sono invece rimasti leggermente strabiliati: qui si è parlato di Glee (sì, la serie televisiva, proprio quella!) e della persecuzione del diverso nella storia, di Rivoluzioni (tra cui la rivoluzione del Rock’n roll), di Rally, di Steve Jobs, di atletica, di canto, di calcio, del linguaggio segreto dei fiori, di tanti libri, di moto GP, di cucina, di rap, di social Network, di produzione musicale, di DJ e chi più ne ha più ne metta. Perché? Perché gli interessi dei nostri studenti sono molti e variegati e perché se li lasciamo scegliere ci stupiranno.

Noi li abbiamo lasciati scegliere. Abbiamo voluto che il percorso d’esame fosse costruito a partire da una loro passione, senza forzare i collegamenti con i contenuti curricolari. Ma i ragazzi hanno dimostrato di riuscire a trovare punti di contatto fra la loro vita e le discipline imparate a scuola, hanno dimostrato la competenza di riuscire a vedere le intersezioni e di riuscire a spiegarle anche a 8 professori in ascolto.

Hanno dunque dimostrato che il gap fra scuola e vita non è incolmabile come crediamo.

E anche la gestione del colloquio diventa automaticamente e quasi magicamente più fluida, proprio come nelle intenzioni del legislatore sarebbe dovuta essere. E non si riduce a quella somma di interrogazioni/interrogatori distinte/i nelle varie materie che invece ci è familiare.

Perché? Perché anche gli insegnanti divengono più partecipi, si inseriscono nel colloquio non solo quando viene citata la loro disciplina ma quando viene toccato uno dei loro interessi, perché non si parla sempre delle solite materie che normalmente la fanno da padrona, perché il tutto è più vivo e meno forzato.

I ragazzi, a cui già nel corso dell’anno sono state offerte occasioni di parlare in pubblico e di esercitarsi ad esporre con il supporto di una presentazione multimediale, sono mediamente più sciolti e questo anche grazie alla passione che hanno potuto mettere nella preparazione del percorso. E quella passione si è vista, si è percepita tutta.

Aurora ha esordito cantando a cappella. Matteo per illustrare il suo percorso aveva preparato, oltre al tipico Prezi, un lapbook che si srotolava su tre banchi almeno, unendo digitale e artigianale. Giacomo sembrava un presentatore professionista per la scioltezza con cui parlava di fronte ad un pubblico in un momento carico di emotività. Samuele era irriconoscibile e la timidissima Giulia non ha incespicato una sola volta. Sofia ci ha mostrato un video realizzato con Powtoon in cui ha creato rime per ogni docente: il suo modo per dirci grazie con umorismo e creatività. Samantha ha regalato un fiore con un messaggio ad ognuno. I ragazzi si sono svelati attraverso i loro testi che hanno letto con emozione, attraverso le loro opere, attraverso gli sguardi non sempre timorosi ma spesso carichi di aspettativa, di desiderio di esprimersi, di dare il meglio di sé.

Il mio stimatissimo collega di arte ha parlato di “sforzo cosciente per rendere la didattica non solo luogo di apprendimenti astratti ed asettici, ma al contrario “sporchi” (e quindi ricchi) di emotività e dell’individualità di ogni ragazzo”.

E così è stato: ogni studente ha espresso se stesso, ha dato prova di sé, al di là di voti e di medie aritmetiche.

Per far emozionare anche voi, riporto i paragrafi conclusivi della lettera di Aurora rivolta a tutti i suoi insegnanti:
Questi tre anni sono stati, a dir poco, magnifici. Non saprei definirli in una sola parola. Il primo giorno di medie, non vedevo l’ora di cominciare questa avventura. Ed ora che è giunta al termine, mi sento davvero uno straccio. Non voglio lasciare questa scuola, non voglio lasciare i miei compagni e non voglio lasciare voi. Mi avete insegnato tantissime cose, non solo nell’ambito scolastico. Mi avete aiutata in ogni momento e sopportato ogni mio difetto. Vedete, la scuola mi è sempre piaciuta un sacco. Ogni mattina, ho voglia di andare a scuola. Odio annoiarmi e mi piace imparare ad imparare. E quindi vi ringrazio per tutto ciò che mi avete insegnato, per ogni piccola perla che avete condiviso con me. C’è che mi ha insegnato a fare le equazioni, chi mi ha insegnato l’Inglese e il Francese. C’è chi mi insegnato l’Arte, chi mi ha parlato di ogni religione del mondo. C’è mi ha insegnato a giocare a pallamano, basket e pallavolo e c’è chi mi ha spiegato da dove viene l’elettricità che utilizzo tutti i giorni. Ed infine, c’è che mi ha regalato un’enorme passione: la scrittura. Quelle persone siete voi. Voi avete passato 5 ore insieme a me, ogni giorno. Voi avete donato il vostro tempo a me, ogni giorno. In tanti modi diversi, vi siete presi cura di me. E per questo vi ringrazio. Non smetterò mai di ringraziare ognuno di voi. Vedete, la maggior parte degli alunni vede i Professori come creature mostruose, capaci di rovinargli l’esistenza. Ed è proprio questo il problema: la maggior parte degli alunni non si rende conto che un Professore è una delle persone più importanti della tua vita. Perché è proprio lui che ti insegna a crescere, che ti insegna delle cose che non sai, che ti insegna a vivere.

E pensare che l’ha scritta prima dell’esame e letta ad alta voce durante il colloquio!